Occupazione

Basilicata, gli over 40 senza lavoro: tra pandemia e guerra in 1600 senza stipendio

Massimo Brancati

Preoccupa il fenomeno della disoccupazione «matura»: gli over 50 risultano essere 510, ma il dato ufficiale è sottostimato 

Per loro è stato coniato un nuovo termine, «esuberati», sulla scia degli «esodati»: senza lavoro, con qualche capello bianco in più, che crisi, mobbing e incentivi all’esodo hanno indotto ad uscire dal mondo dell’impiego e a rimanere senza stipendio e senza pensione (per alcuni ancora troppo lontana). In Basilicata sono oltre 1.600 gli «over 40» lucani che non lavorano. Una platea che va a incrementare l’esercito dei «nuovi poveri» in una regione dove lavora soltanto il 66% di coloro che hanno una età compresa tra i 35 ed i 44 anni, contro il 76% dell’Italia e l’80% dei Paesi dell’Unione europea. In questo segmento di disperazione trovano posto anche 510 «over 50», espulsi dal mondo produttivo negli ultimi due anni per effetto della pandemia. Costituiscono il 3,7% dell’intera platea dei disoccupati lucani pari a circa 17mila unità. Il dato - elaborato dal centro studi Uil di Basilicata su proiezioni dell’Istat - è oggetto di fluttuazioni e rischia di essere incrementato a causa degli sconquassi provocati dal conflitto in Ucraina e dal caro energia nelle aziende. Molti anziani, inoltre, lavorano in agricoltura con bassi livelli di produttività, in condizione di sostanziale sottoccupazione. Ecco perché qualsiasi indicazione statistica non fotografa esattamente la realtà.

Nel 2020 i disoccupati «over 50» risultavano essere in Basilicata 702 e, quindi, si registra un calo determinato dalle misure di sostegno all’occupazione legate all’emergenza sanitaria. Ma il rischio di una nuova impennata è dietro l’angolo considerato che molte imprese, «martoriate» da maxi bollette di gas e luce, lanciano segnali di sofferenza annunciando cassa integrazione e mobilità. Anticamere del licenziamento in cui trovano posto anche i lavoratori più attempati, troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per essere riciclati sul mercato del lavoro.

Il fenomeno della disoccupazione «matura», che coinvolge cittadini tra i 35 e i 65 anni è in costante aumento ovunque (in Italia 3 milioni e 500 mila individui, tra disoccupati ed inattivi). Le offerte di lavoro, le poche disponibili, sono quasi esclusivamente riservate agli «under 35» grazie soprattutto agli sgravi fiscali previsti. Di qui i continui appelli ai Governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni e ai parlamentari neo eletti per prevedere interventi a favore di chi non è più giovanissimo. Ponendo così fine ad una discriminazione anagrafica. C’è chi ipotizza un collocamento obbligatorio attraverso una lista di iscrizione ai centri per l’impiego, anche ad uso transitorio per un periodo non inferiore ai 24 mesi, riservata ai disoccupati tra i 35 e i 65 anni, ma tra le soluzioni qualcuno suggerisce anche di rivedere lo stato pensionistico contributivo, prevedendo eccezioni per i disoccupati «over 50» e con un minimo di anni di contributi già versati. E, infine, c’è chi vorrebbe incidere dal punto di vista dell’approccio culturale, promuovendo una campagna nelle aziende finalizzata al sostegno del lavoratore «maturo». Obiettivo: restituire valore produttivo, dignità e utilità a chi ha più di 50 anni. Un’emergenza nell’emergenza occupazionale a cui il nuovo Governo dovrà dare risposte in tempi rapidi.

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