occupazione
Basilicata, quei lavoratori invisibili travolti con Stellantis
La fabbrica taglia la produzione e di riflesso calano pasti e ore di pulizia. Un migliaio gli addetti a rischio
MELFI - Soffre la «casa madre» e le criticità si riverberano su tutto l’universo che le ruota attorno. Tra cronica carenza di componentistica ed effetti della guerra in Ucraina, lo stabilimento Stellantis di Melfi (Potenza) è costretto a fermarsi, garantendo una produzione a singhiozzo. Anche le aziende del suo indotto accusano il contraccolpo di questa situazione che ormai si trascina da mesi, con conseguenti timori per la tenuta occupazionale. Ma quando si parla di «onda d’urto» della crisi sfuggono a ogni considerazione circa mille lavoratori «invisibili», quelli impegnati nella ristorazione e nelle pulizie dello stesso stabilimento. La riduzione dei tempi di lavoro all’interno della fabbrica automobilistica determina un parallelo calo degli orari di servizio per chi ogni giorno assicura pasti e pulizia e che, a oggi, non ha le stesse tutele di altri dipendenti.
Di qui l’appello dei sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil alla Regione Basilicata perché preveda un tavolo ad hoc sul tema. Le aziende travolte nell’indifferenza generale si chiamano Atlas (ristorazione) e Iscot (pulizie). Ai dipendenti di Atlas, in particolare, sono state già decurtate le ore di lavoro corrispondenti a circa 5.500 pasti al mese, solo per le giornate del sabato, mentre le chiusure giornaliere dello stabilimento, programmate fino al venerdì, si traducono in una perdita di produzione di circa 1.600 pasti giornalieri. «Serve - dice il segretario della Filcams Cgil Potenza, Michele Sannazzaro - che la Regione intervenga per evitare la fuoriuscita dal mondo del lavoro dei dipendenti di Iscot e Atlas, magari mettendo in campo incentivi per la riassunzione». Una possibile contromisura alla prevedibile emorragia di operai è stata suggerita dalla Uiltucs Basilicata che chiede a Stellantis di siglare un protocollo d’intesa in base al quale, in caso di internalizzazioni di attività, l’azienda si faccia carico degli stessi lavoratori.
Atlas, intanto, ha confermato la volontà di utilizzare strumenti alternativi al licenziamento collettivo, ricorrendo all’ammortizzatore sociale del Fondo Integrazione Salariale (Fis), dall’11 aprile al 9 luglio 2022. Periodo che rischia di diventare l’anticamera del licenziamento. «I lavoratori sono seriamente preoccupati per il loro futuro», tuonano le organizzazioni sindacali. «Da tempo - ricorda la Uiltucs - continuiamo a ripetere che serve un intervento risolutivo da parte delle istituzioni. Lo scorso 22 aprile abbiamo incontrato l’assessore regionale alle Attività Produttive, Alessandro Galella, per denunciare la difficile condizione dei lavoratori dei servizi presenti nell’area industriale di Melfi, un esercito di circa mille lavoratori, pulitori, manutentori del verde e delle mense». Su cui si sta abbattendo la scure di una crisi dalle mille facce che colpendo il settore dell’automotive rischia di sconquassare altri comparti legati a doppio filo con l’industria automobilistica.