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L’Acquedotto lucano con le tasche vuote: servono 80 milioni di euro

 
Antonella Inciso

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Antonella Inciso

L'acquedotto lucano

Rischio default per l'ente: troppi i crediti iscritti e non riscossi. La richiesta di ulteriori fondi sarà ufficializzata il 5 maggio

Mercoledì 20 Aprile 2022, 11:37

POTENZA - L’aumento della bolletta - spiegato, a giugno dello scorso anno, come una scelta «obbligata» ma non definitiva - non è stato sufficiente. I conti di Acquedotto lucano non tornano. Ed a poco o nulla servono i 20 milioni di euro che, da tempo, la Regione eroga annualmente.
Il più grande ente della Basilicata, la struttura che politicamente vale più di un assessorato, sembra il buco nero gigante scoperto dagli astronomi dell’Australian National University nel 2018. Un quasar d’ingordigia cosmica a cui non sono sufficienti i soldi che inghiotte.

A poco meno di un anno dal tanto contestato aumento delle bollette ai cittadini l’ente è di nuovo ad un passo dal baratro. Anzi, gli indici di liquidità dei suoi conti confermano già uno stato di crisi finanziaria netta. Troppi i crediti iscritti e non riscossi (circa 115 milioni di euro). Vari gli enti pubblici che dovrebbero versare somme dovute e non lo fanno. Troppi, quest’anno, anche i ritardi nella fatturazioni delle bollette per i cittadini (ritardi dovuti al cambio del software per il pagamento). Insomma, una condizione decisamente complicata che lo fa considerare ad un passo dal default. Per risanare i conti servono circa 80 milioni di euro.
Soldi che se non interamente, almeno in parte, l’amministratore unico Alfonso Andretta (nominato nello scorso mese di luglio) si appresta a chiedere ai soci dell’ente ossia Regione e Comuni.
Ed a farlo nel corso dell’assemblea ordinaria convocata proprio per discutere della situazione finanziaria dell’ente il prossimo 5 maggio.

«Siamo in una situazione difficile che c’era già prima e si è acuita con l’aumento dell’energia elettrica» spiega l’amministratore unico Andretta, snocciolando i numeri. «Nel 2020 ci servivano 20 milioni di euro, nel 2021 ne abbiamo spesi 31 e le previsioni di aumenti per il 2022 sono di 48 milioni di euro - evidenzia - È un problema generale che stiamo verificando anche con gli altri enti».

L’aumento del costo dell’energia, però, è solo una faccia della medaglia. Dietro i conti di Acquedotto lucano ci sono anche altri aspetti che rivelano la difficoltà della situazione. Come la gara per la fornitura di energia elettrica fatta dalla Società energetica lucana per acquistare la risorsa necessaria all’ente ed andata deserta. Per le società energetiche italiane, infatti, Al è considerato «un moroso» (avendo pagato in ritardo alcune bollette) così dallo scorso primo aprile l’ente compra l’energia dal «mercato di salvaguardia» servizio regolamentato da Arera e dedicato a coloro che si ritrovano momentaneamente senza fornitore, in molti casi per morosità, e che non possono essere lasciati senza energia elettrica. Comprare dal mercato di salvaguardia, però, significa pagare un sovraprezzo nella tariffa che varia a seconda delle diverse Regioni in base ad un parametro definito Omega (per la Basilicata nel biennio 2021-2022 è di 11,80 euro megawatt ora).

Costi su costi, dunque. Ma non solo. Perché ulteriori spese derivano anche dalla manifestazione d’interesse rivolta a banche e società di factoring ed intermediari finanziari per la cessione del credito futuro. Un avviso presentato dall’ente e finalizzato ad ottenere 13 milioni e 600mila euro, dietro il pagamento di interessi che sono stimati in oltre un milione di euro. Una anticipazione che è parte dei 20 milioni complessivi che ogni anno eroga la Regione all’ente per calmierare la bolletta dei lucani. Alla fine, quindi, come avvenuto anche in passato una parte del contributo regionale per le bollette viene pagato in interessi per avere l’anticipazione delle somme per il funzionamento dell’ente. Un paradosso, come altri, che pesano sul bilancio di un organismo che rischia seriamente di non poter andare avanti se i suoi soci non decideranno di intervenire. Versando migliaia di euro.

Scelta che dipenderà dalla Regione (che come socio al 49 per cento potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover dare circa 50 milioni di euro) e dei comuni lucani. Amministrazioni che in alcuni casi, si pensi a Potenza solo per fare un esempio, vivono anch’essi una difficile situazione finanziaria. Il che per il più importante ente sub regionale lucano rende carica di attesa l’assemblea del 5 maggio.

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