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Guerra degli ospedali in Lucania, i soldi ci sono ma mancano i medici

 
Antonella Inciso

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Antonella Inciso

Ospedale assistenza medici

Territori in fermento per le scelte legate ai 36 milioni di euro del Pnrr per le strutture sanitarie e le case di comunità

Sabato 16 Aprile 2022, 13:05

POTENZA - I soldi in questo caso ci sono. E sono anche tanti. Ci sono pure i macchinari e le attrezzature di ultima generazione. Quello che manca è, nella gran parte dei casi, il personale. I medici, gli infermieri, i tecnici.

L’ospedale di Villa d’Agri è uno dei simboli di questo paradosso. Per le strutture sanitarie lucane, infatti, i finanziamenti ci sono. Anzi, altri ne arriveranno con i fondi del Pnrr, ma a scarseggiare è il personale. I medici in particolare. Una carenza che stride pesantemente se si considera che appena un anno fa la Basilicata lottava per avere il suo corso di laurea in Medicina ed oggi dei sessanta posti messi a concorso solo cinquanta sono occupati.

Certo, il numero chiuso non aiuta ed anche se - solo qualche settimana fa - il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, sosteneva che va eliminato, oggi con quell’accesso limitato bisogna fare i conti. Come con le poche specializzazioni.

Gli ospedali lucani pagano il prezzo pure di questo. Ed i problemi si acuiscono se si parla di strutture sanitarie di periferia, di nosocomi realizzati nelle aree interne. Come Villa d’Agri appunto, dove per potenziare la struttura prima è stato previsto un bonus alloggi per i sanitari che la sceglievano come sede professionale (aiuto economico bloccato dalla Corte dei Conti), poi nel giugno dell’anno scorso, sono stati messi sul piatto due milioni di euro di royalty (soldi ratificati da una delibera della giunta regionale del 6 agosto scorso). L’obiettivo era e resta quello di mantenere e potenziare i servizi del plesso ospedaliero ma soprattutto renderlo attrattivo per i medici, spingendoli a restare.

I soldi, dunque, ci sono. Sono tanti se si considera che con il Pnrr in Basilicata arriveranno 36 milioni di euro per realizzare 5 ospedali di Comunità e 17 case di comunità per l’assistenza dei pazienti con patologie croniche. Una mole di denaro che toccherà tutta la Basilicata e che rischia di scatenare un nuova «guerra di campanile». Perché se in Val d’Agri gli amministratori sembrano convergere sull’idea di potenziare i servizi sanitari sistemando lì anche la casa di comunità a Marsicovetere, in altri territori è scontro.

Antonio Rubino, sindaco di Moliterno, è uno di quelli che crede nel presidio di Villa d’Agri e nell’opportunità di collegarlo alla casa di comunità, ma non nasconde l’importanza di una maggiore condivisione sulle scelte fatte. «Dobbiamo puntare alle eccellenze. A Villa d’Agri, ad esempio, la chirurgia bariatrica è una eccellenza. L’idea è di promuovere le specializzazioni, le borse di studio - commenta Rubino - anche se sulle indicazioni delle case e degli ospedali di comunità ci aspettavamo una maggiore discussione con la Asp, con la Regione, magari valutando per ambiti». Più condivisione chiede Rubino. Una revisione delle scelte della Asp chiedono altri amministratori come quelli di Oppido e di Rotonda. Sarà la Regione a dire l’ultima parola. Ma farlo non sarà facile.

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