POTENZA - Marco Marsili guida il business Upstream in Italia del colosso anglo-olandese Shell, partner di Eni e Total nelle due concessioni petrolifere in Basilicata. Tra qualche giorno assumerà anche l’incarico di Country manager. La Gazzetta del Mezzogiorno lo ha raggiunto telefonicamente per una chiacchierata a tutto campo sui temi caldi del momento.
Ingegner Marsili partiamo da Tempa Rossa. Dal 12 dicembre il giacimento è in esercizio definitivo, ma la scoperta risale al 1989. Non sono troppi 31 anni per vedere realizzato un progetto?
«Intanto vorrei sottolineare lo straordinario risultato raggiunto. Tempa Rossa contribuirà a coprire parte del fabbisogno petrolifero italiano, con benefici per le comunità limitrofe e per la bilancia commerciale nazionale. Detto questo, non c’è dubbio che tempi così lunghi affinchè un progetto veda la luce è un qualcosa che soprattutto all’estero si fa molta fatica a capire. Su questo l’Italia, tanto più ora con la crisi innescata dalla pandemia, deve cambiare passo tramite un’incisiva opera di modernizzazione con tre parole d’ordine: semplificazione, sburocratizzazione e tempi certi».
In Basilicata il tema petrolio è spesso al centro di polemiche. L’accusa ricorrente è che inquina e fa male alla salute. E che ad arricchirsi sono solo le compagnie petrolifere senza benefici concreti per i cittadini. Cosa risponde?
«Parto dalla fine, dicendo che il rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente occupano il primo posto nell’agenda di chi fa il nostro mestiere. E non sono principi negoziabili. Tanto è vero che sia in Val d’Agri sia a Tempa Rossa ci sono sofisticati ed avanzati sistemi di monitoraggio che permettono il controllo di tutti i parametri potenzialmente impattanti su salute ed ambiente, confermando che gli stessi sono – e sono sempre stati – ben al di sotto dei limiti di legge. Quanto ai presunti mancati benefici economici, se uno raffronta i quasi 2 miliardi di euro di sole royalties arrivati al territorio dall’inizio delle operazioni, con la ricchezza della Basilicata, mi pare emerga piuttosto nettamente che si tratta di una critica alquanto immeritata».
Shell ha annunciato l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050, se non prima. Questo significa che abbandonerete il business del petrolio anche in Basilicata?
«Shell ha sostenuto fin da subito gli accordi di Parigi per contrastare il cambiamento climatico, e come lei ha ricordato ci siamo dati obiettivo preciso, per altro in linea con il target dell’Unione europea. E anche in Italia Shell è attiva per diversificare il suo portfolio, basti pensare all’obiettivo di 1 Gigawatt di solare entro i prossimi 5 anni. Ma pensare alla transizione energetica come un interruttore che si accende o spegne e tutto magicamente accade, non solo è utopico ma rischia di dare risposte sbagliate a domande giuste. Ci sono due condizioni affinché il target europeo sia raggiungibile. La prima è che occorre ribilanciare progressivamente il mix energetico a vantaggio delle rinnovabili; la seconda è che se siamo tutti d’accordo che la parola d’ordine per rispondere alla sfida del cambiamento climatico è decarbonizzazione, efficienza energetica, ecc., quello che a volte sfugge è che occorre trasformare tutta intera l’economia e gli stili di vita, non solo il modo di produrre energia. Questo implica a cascata un’azione coordinata e incisiva su tutti i settori della vita economica e sociale, e con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori, nessuno escluso».
Dunque, continuerete ad investire in Basilicata?
«Assolutamente sì. Siamo in Italia per continuare ad investire e sviluppare Val d’Agri e Tempa Rossa, a fianco degli operatori Eni e Total. E quando dico investire non penso solo all’investimento economico, ma anche ai nostri programmi di investimento sociale, come ad esempio “Shell InventaGiovani”. Siamo stati tra i primi, in Basilicata, ad aver introdotto un progetto mirato a sviluppare il sistema imprenditoriale dei giovani lucani, e grazie a “Shell InventaGiovani” 16 giovani imprenditori hanno potuto avviare nella loro terra un’attività economica. E a febbraio di quest’anno abbiamo lanciato lo stesso programma anche a Taranto, dove abbiamo 15 iscritti che stanno seguendo la formazione online. Il ritorno di queste iniziative è incalcolabile perché investire nei giovani significa investire nel futuro di chi, anche quando gli idrocarburi saranno finiti, continuerà a vivere e lavorare nella sua terra».
Un’ultima domanda: a quando il rinnovo della concessione Val d’Agri?
«È in corso una proficua interlocuzione, che vede ovviamente in prima linea l’operatore Eni, con la Regione e tutti gli attori coinvolti; l’auspicio è che la partita si possa chiudere in tempi ragionevoli. I presupposti ci sono tutti. Lo dimostrano gli accordi per Tempa Rossa siglati lo scorso febbraio con la Regione, che hanno rivisto e migliorato quelli del 2006 per quanto riguarda le compensazioni ambientali, come anche il Protocollo per l’identificazione e la realizzazione di importanti progetti di sviluppo per la regione».