Il caso
Basilicata, l'avvocato della Regione fa causa a se stesso e riesce a vincere
Causa persa dall'ente: la controversia per i compensi professionali dei legali interni
L’avvocato della Regione Basilicata vince la causa e l’ente la perde. Può sembrare un paradosso se non si precisa che uno degli 8 avvocati in servizio presso l’Ufficio legale della Regione aveva fatto causa alla sua amministrazione per ottenere la liquidazione dei compensi professionali. E ora, dopo la sentenza della Cassazione che, al pari dell’Appello, ha lasciato intonsa a sentenza di primo grado che dava ragione al professionista, dovranno essergli pagati.
Ma non è tutto. Perché per un verso quella causa vinta dall’avvocato Roberto Maurizio Brancati è solo una delle cause intentate dal professionista all’amministrazione sullo stesso problema (precisamente per gli anni 2009 e 2010 mentre sono ancora pendenti, in diverse fasi, i contenzioni per il periodo dal 2011 al 2017 e quello dal 2018 ad oggi) per un altro nell’ufficio legale della Regione sono al lavoro altri sette avvocati che, a questo punto, difficilmente non reclameranno lo stesso diritto.
Cosa significa questo in soldi? Nessuno lo sa (ed è una difficoltà in più perché anche il bilancio non ha previsto somme) ma si parla di milioni. E volendo fare una stima, considerato che le rivendicazioni di Brancati (tra vinte e ancora pendenti) si aggirano sui 100mila euro lordi l’anno, che sono passati 12 anni e che gli avvocati in totale sono otto, ci si avvicina pericolosamente ai 10 milioni, ma anche la metà basterebbero ad avere un impatto non indifferente.
Tutto nasce dalla particolare figura degli avvocati dipendenti di enti. Prendono lo stipendio, è vero, ma il contratto nazionale prevede che ricevano anche i compensi professionali per le sole cause vinte, quelle, per intenderci, in cui a pagare le spese legali è la controparte se il giudice non ritiene, per un qualche motivo, di compensarle. Ma a Potenza hanno sempre ritenuto che lo stipendio bastasse o, al più, che i compensi dovessero essere assorbiti fino a concorrenza della retribuzione di risultato.
Già nel 2013, sul caso in questione, il Tribunale si era pronunciato in favore del dipendente, ma l’ente andò in Appello dove - ci si mette il caso - non fu notificato il ricorso alla controparte causando una pronuncia di inammissibilità. In verità, come hanno spiegato i difensori dell’ente (quelli esterni) davanti alla Suprema Corte, si riteneva che la cosa potesse essere sanata dal fatto che la notifica avvenne dopo la prima udienza, che andò deserta, ma la Cassazione ha detto di no. Aggiungendo 5000 euro di spese legali da pagare a Brancati che si è costituito in proprio e con un collega. Oltre al conto degli avvocati esterni. Quello si paga sempre, sia che si vince, sia che si perde.