POTENZA - Contribuire ai maggiori oneri per il conferimento dei rifiuti e accelerare sull’impiantistica. Sono le due problematiche che, al momento, sconta il settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in Basilicata. Settore che potrebbe anche rischiare, da qui a breve, un vero e proprio stop. Lo hanno ribadito nell’incontro del 4 giugno, a Potenza, i sindaci lucani, rappresentanti dal presidente dell’Anci, Salvatore Adduce, all’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa.
Al di là dell’esito dell’incontro, che l’Anci ha senza mezzi termini definito deludente, qual è lo stato dell’arte nel settore, anche a seguito dell’emergenza Covid-19 e, quindi, del taglio in alcuni casi delle rate della Tari che, per questo motivo, non sono state incamerate dei municipi?
Problematico, verrebbe da dire. Innanzitutto per l’aumento del costo del conferimento. Che, nel caso della frazione organica, è passata dai 90 euro a tonnellata del 2015 agli attuali 180. Con un incremento corposo determinato da tantissime ragioni che, come si può ben comprendere, si riverberano sugli enti locali e, a cascata, sui cittadini con l’aumento della Tari. Ma, essendo stretti tra la morsa dell’aumento dei costi di conferimento e i mancati introiti della Tari, i comuni hanno un ulteriore problema: a volte, infatti, non riescono a coprire i costi degli impianti di conferimento, nei cui confronti cresce la morosità.
Con la conseguenza che, da un momento all’altro, il singolo impianto possa sbarrare la strada al comune moroso, determinando, così, la paralisi nel servizio. Un rischio che, ovviamente, i municipi non vogliono correre. Anche per questo hanno chiesto alla Regione Basilicata di contribuire. Ricevendone, però, un chiaro “niet”. Non a caso, Adduce ha rimarcato come l’assessore Rosa, nel corso dell’incontro citato, abbia comunicato che non sarà possibile risarcire i comuni dei mancati introiti della tassa sui rifiuti a seguito della crisi dovuta al Covid-19, «in netto contrasto con quanto prometteva il presidente Bardi il 17 aprile scorso, quando affermava che sarebbe stata cancellata la Tari dell’anno in corso per le attività maggiormente penalizzate con ristoro ai comuni per mancati introiti».
C’è, però, un’ulteriore problematica all’orizzonte. Stante la situazione citata, potrebbe verificarsi, e, in parte, si è già verificato, che gli operatori del settore facciano fatica a partecipare alle gare nei casi in cui i contratti siano scaduti in quanto i Comuni, proprio per far fronte al “combinato disposto” tra l’aumento dei costi e il mancato introito della Tari, devono modificare il quadro economico degli appalti. Le gare, in conseguenza di tutto ciò, iniziano ad andare deserte. Il tutto, poi, è stato aggravato dall’emergenza Covid.
Le sfaccettature dell’aumento dei costi del conferimento, dunque, sono molteplici. E, come detto, potrebbero anche determinare un aumento delle tariffe in capo ai cittadini, o, addirittura, portare al collasso del servizio in alcuni casi. Urge trovare una soluzione, prima che sia troppo tardi. Per questo i Comuni hanno chiesto un aiuto economico alla regione. Rosa, non a caso, ha condiviso la particolarità della situazione determinatasi, anche se ha riferito che non ci sono le condizioni normative e finanziarie per venire in aiuto degli enti locali.