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Giovanni Rivelli
29 Maggio 2019
POTENZA - Morì a 14 mesi per un problema cardiaco e il sospetto che la piccola Alessia Pisani di Melfi si potesse salvare è forte. Talmente forte da portare il Pm Annagloria Piccininni a chiedere al Gup Rosa Maria Verrastro di mandare a processo 8 medici, sette che hanno assistito la piccola paziente nell’ospedale di Melfi, dove la condussero papà Michele e mamma Apollonia, uno che l’ha assistito durante il trasferimento, in eliambulanza all’Ospedale San Carlo di Potenza. Un trasferimento fatto tardi, troppo tardi al punto che le indagini, che inizialmente si erano dirette anche nei confronti di 4 sanitari potentini, alla fine li hanno esclusi.
Da ieri il fascicolo è arrivato all’attenzione dell’ufficio del giudice dell’udienza preliminare dove l’udienza, complice un difetto di notifica, è stata aggiornata al prossimo 17 settembre. Pesante l’accusa per gli otto imputati, e cioè cooperazione in omicidio colposo «perché con colpa consistita in imperizia, imprudenza o negligenza» accusa il Pm, cagionavano la morte della piccola «in quanto a fronte di un quadro sintomatico manifestato dalla piccola paziente al momento dell’accesso al Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Melfi e durante il trasporto all’Ospedale San Carlo di Potenza, non effettuavano un’accurata diagnosi, non disponevano idonei accertamenti diagnostici che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura della patologia», aumentando, cioè le possibilità di sopravvivenza.
Un accusa complessiva cui il Pm fa seguire le singole condotte contestate a ciascun medico. L’elenco comprende i dottori Luigi De Nicola (medico di turno al Pronto soccorso di Melfi), Antonietta Pietrafesa (pediatra), Gaetanina Annamaria Mastronardi (medico rianimatore), Giuseppe Griesi (medico rianimatore), Maria Pastore (medico di guardia), Francesca Letterio (medico di turno al Pronto Soccorso), Maria Tagliente (pediatra) e Libero Mileti (medico in servizio sull’ambulanza del 118).
Gli errori contestati sono molteplici e vanno dal non aver considerato la riconducibilità dei sintomi ad alcune patologie al non aver disposto gli accertamenti, da non aver compilato correttamente la cartella clinica e non aver esaminato l’esito di un esame radiografico, ritardi nell’attivazione dell'eliambulanza, declassamento di codice di rischio con cui venne trasferita a Potenza. Il tutto in una serie drammatica di ore tra il 29 e il 30 di luglio del 2017 conclusasi con il decesso della bimba e il successivo intervento della magistratura che dispose l’autopsia.
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