attacco a nizza

La strage degli innocenti

NIZZA - Sandali e giocattoli abbandonati sul lungomare, magliette stracciate e intrise di sangue ai bordi della strada, qualche passeggino distrutto nelle fioriere spartitraffico: sono i segni ancora evidenti della strage degli innocenti che si è consumata giovedì sera sulla Promenade des anglais, la celebre passeggiata che ha reso Nizza una delle perle del Mediterraneo. Almeno 10 bambini hanno perso la vita nell’attentato terroristico, mentre altri 3-4 sono ricoverati in condizioni critiche all’ospedale pediatrico Fondation Lenval. Tra di loro - secondo quanto riferito dal console italiano a Nizza, Serena Lippi - non ci sono italiani.

Avevano ancora negli occhi l’emozione dei fuochi d’artificio quando sono stati travolti dal furgone impazzito che sfrecciava sul marciapiede. Alcuni sono invece stati schiacciati e calpestati dalla massa di persone in fuga. «In totale sono arrivati in ospedale una cinquantina di bimbi - racconta Federico Solla, chirurgo ortopedico in servizio al Lenval - e la maggior parte di loro è già stata dimessa. Tutti avevano traumatismi vari, dalla semplice frattura di un arto ai seri traumi cranici dei casi più gravi». Poi aggiunge: «Siamo stati chiamati poco prima di mezzanotte e ci siamo precipitati in ospedale. Nel tratto di circa un chilometro dal parcheggio al reparto ho visto colleghi e infermieri correre con tutta la forza che avevano nelle gambe e questo è il ricordo più forte che ho di ieri sera. Poi abbiamo lavorato, tanto».

Molti bimbi sono stati dimessi a partire dalla mattinata: hanno lasciato l’ospedale alla spicciolata, assieme ai genitori. Una bambina alta e magra, i capelli castani raccolti in una lunga coda, ha attraversato il portone stringendo una bambola: «Guarda, è uscito il sole. È tutto finito», le ha detto la mamma prima che entrambe scoppiassero a piangere.

Poco distante si trova il Centro universitario mediterraneo, affacciato sul mare, dove è stato allestito un punto di aiuto psicologico per le persone coinvolte nell’attentato. Per tutta la giornata centinaia di persone, comprese molte famiglie, hanno cercato un sostegno al di là del cancello in ferro battuto che delimita l’edificio. «Soffrono di stress post-traumatico - spiega Magalì, psicologa volontaria - e noi interveniamo nella fase acuta per cercare di fargli superare la situazione di difficoltà emotiva. In genere non si considerano 'vittime' perché non hanno subito ferite, su questo lavoriamo». «I bambini? Reagiscono in base a come reagiscono i genitori, per loro non è facile superare il trauma, potrebbero volerci dei giorni come degli anni».
Tante le immagini di bimbi morti, feriti, in lacrime, in braccio ai genitori, che in queste ore hanno fatto il giro del mondo. La più toccante ritrae una bambina priva di vita, riversa sull'asfalto della Promenade des Anglais e coperta da un telo termico, con la bambola a pochi centimetri dalla mano. Una cartolina dal terrore. (di Enrico Marcoz, ANSA) 

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