Territorio è risorsa

L’identità di Puglia parte dai beni culturali: dagli «Exultet» alla «Gazzetta»

Livio Costarella

Tutela della cultura, riqualificazione, patrimoni da difendere: per Annalisa Rossi, instancabile Soprintendente Archivistico e Bibliografico di Puglia, Basilicata e Lombardia, di lavoro ce n’è sicuramente tanto

BARI - Identità, territorio, tutela della cultura, riqualificazione, patrimoni da difendere. Per un Soprintendente Archivistico e Bibliografico sono concetti cardine, con obiettivi e compiti che richiedono notevoli energie da profondere. E per Annalisa Rossi, instancabile Soprintendente Archivistico e Bibliografico di Puglia, Basilicata e Lombardia, di lavoro ce n’è sicuramente tanto.

«In Puglia mi sono insediata l’1 aprile di quest’anno, in pieno lockdown - spiega - con tutte le difficoltà che si possono immaginare. Ma sono felice di lavorare per la mia terra». Per il Soprintendente Rossi, nata a Turi (Bari), i primi obiettivi sono già centrati in pieno. Come quello del ritorno a Bari, nel Museo Diocesano, delle quattro storiche pergamene liturgiche (tre «Exultet» e un «Benedizionale», datati XI-XIII secolo), dopo il restauro condotto dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (Icrcpal). Di rotoli simili, in tutto il mondo, se ne contano appena una trentina. E uniscono modi espressivi diversi, come la scrittura dell’epoca, le illustrazioni e i segni musicali.

«Si tratta di fonti scritte (e non solo) molto simboliche -afferma il Soprintendente - con una valenza sintetica e figurale enorme. Esprimono uno scenario religioso, ma anche politico, ideale, ideologico, finanche militare, del tempo. Sono una testimonianza di quanto una fonte scritta, all’epoca, potesse servire per segnare la propria presenza fisica in un luogo. La narrazione e la struttura identitaria di un territorio è tutta nelle fonti: mettere in rete dunque un documento come l’Exultet, con tutto il patrimonio artistico, librario e museale della Basilica e della città nicolaiana, restituisce il valore di una visione strategica fondamentale».
Ieri per i Dialoghi di Trani, Rossi è intervenuta insieme a Nicola Lagioia, Massimo Bray e Pietro Del Soldà su un argomento molto spinoso e attuale: ossia come gestire la crisi del mondo culturale in tutta Europa, generata dalla pandemia.


«Come rappresentante istituzionale sento di avere una responsabilità molto forte. La mappa del fabbisogno e la conoscenza reale di dove sia necessario intervenire, per consentire a tutti di accedere al patrimonio, ce l’abbiamo innanzitutto noi che ci occupiamo di tutela del bene culturale. Il patrimonio italiano è molto diverso dal resto d’Europa o del mondo: nel nostro Paese ci inciampiamo quando camminiamo, per fare un esempio. E poi dobbiamo partire dalla consapevolezza che il patrimonio non genera Pil se lo consumi, ma se lo mantieni per le persone che ne usufruiscono».
A proposito di tutela, grazie a lei l’archivio e il marchio della «Gazzetta del Mezzogiorno» sono diventati ufficialmente patrimonio di interesse storico.

«Questo della Gazzetta può diventare un modello anche per altre realtà italiane importanti. Penso al “Corriere della Sera”, anche. È stato un tassello a cui tenevo in particolare: è un provvedimento che rende inscindibile il valore simbolico della testata e di tutte le sue parti. La voce narrante di un territorio è un valore assoluto, ecco perché un marchio storico come questo andava salvaguardato al più presto».
L’atto deliberativo della Rossi, al termine di una lunga ricognizione nella sede centrale e nelle sedi periferiche della Gazzetta, costituisce un motivo di orgoglio e di soddisfazione per tutti coloro che nel corso di 133 anni hanno contribuito a fare del nostro giornale il principale quotidiano di Puglia e Basilicata.

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