TEATRO

Il «Dizionario insesistente»: a Lecce gli «affreschi narrativi» di Stefano Massini

angela leucci

Spettacolo dello scrittore, protagonista con i suoi monologhi a «Piazzapulita»

Il «Dizionario inesistente» dello scrittore Stefano Massini in scena per il «Teatro dei Luoghi Fest & Fineterra» di Teatro Koreja.

L’appuntamento è in programma domani alle 21 all’ex convento dei Teatini, a Lecce. Nello spettacolo, l’autore fiorentino, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano dopo Luca Ronconi, inanella ritratti formidabili e storie avvincenti, contenuti nel suo libro edito da Mondadori, prendendo le mosse dai monologhi che teneva il giovedì sera a «Piazzapulita», su La7. Il tutto in un crescendo fra ironia, risate, emozioni e riflessioni profonde.

Una carrellata di personaggi reali con cui Massini crea un ventaglio di nuovissime parole, talmente efficaci da far venir subito voglia di usarle. Ed ecco dunque sfilare l’inventore della penna a sfera László Biró (da cui birismo), i tenaci guerriglieri cileni Mapuche (che porteranno al verbo mapuchare), e così via.

Dopo lo straordinario successo del romanzo «Qualcosa sui Lehman» (2016), portato in scena dal Premio Oscar Sam Mendes, e dopo aver riscritto Sigmund Freud con irriverente libertà creativa, Massini incanta con i suoi magistrali affreschi narrativi. «È un testo - spiega Massini - che è stato rappresentato in varie parti del mondo. Mentre facevo un passo appenninico in bici, mi è squillato il telefono. Ho pensato a uno scherzo, ma era davvero Sam Mendes: mi ha detto che il testo gli è piaciuto tantissimo. L’aveva trovato per caso in una libreria di un aeroporto, dato che il suo volo era stato rimandato. Ha letto l’edizione francese e ne è rimasto colpito».

A che tipo di spettacolo assisterà il pubblico salentino?

«Premetto che sono molto contento di venire a Lecce, dove ho dei famigliari. La sorella gemella di mio padre vive a Tricase e non ero mai venuto per uno spettacolo. Questa cosa che faccio rappresenta il mio mondo: non è uno spettacolo tradizionale, perché io sono uno scrittore, quindi è una chiacchierata, un viaggio in cui racconto storie. L’opera non sarebbe mai esistita se non fosse entrata la televisione nella mia vita. Ho avuto questa fortuna: la tv è un mezzo pericoloso, in un attimo si può perdere l’identità, ma ho trovato spazio in un talk serio, in cui ho la possibilità di raccontare».

Come nasce il «Dizionarioinesistente»?

«Nasce perché abbiamo paura delle parole, cerchiamo di usarle al meglio ma non significa parlare forbito. È invece un meccanismo fondamentale: più cerchi di parlare bene, scegliendo le parole e consapevolizzandoti su esse, più ti salvi. Cosa succede quando il dizionario della tua lingua non ti dà tutte le parole per definire gli stati d’animo? La lingua italiana è molto bella e molto ricca ma ogni vocabolario sceglie un certo numero di parole. Nelle lingue antiche esistevano sfumature che si sono perse. Eppure possiamo creare delle parole a partire dalla storia di qualcuno».

All’interno del festival si sono svolti degli incontri che hanno messo al centro 4 termini. Qual è l’importanza delle parole nella comunicazione della nostra vita?

«Sono nato nel 1975. Quando frequentavo le scuole medie, già negli Anni ‘80, ci dicevano che prima o poi avremo smesso di scrivere e avremmo usato la telepatia. È accaduto l’esatto opposto: oggi scrivono tutti, siamo una società grafomane e per questo è importante consapevolizzarsi. A volte usciamo l’espressione «sono cose che si dicono», che è proprio l’effetto evidente della mancanza di responsabilizzazione intorno alle parole. Le parole smuovono reazioni, sono come un’arma e non possiamo usarle irresponsabilmente. Lo spettacolo tratta anche di questo».

Tutta la manifestazione, sia per il pubblico che per gli artisti, si svolgerà nel rispetto delle norme per la sicurezza in vigore. Biglietto 10 euro, info 0832242000, www.teatrokoreja.it.

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