I retroscena

«Minsk blocca i bimbi di Chernobyl»: lo strazio delle famiglie pugliesi

Marisa Ingrosso

Il barese Rampino: ora offriamo accoglienza ai testimoni dell’orrore nel Donbass

I «bimbi di Chernobyl» sono rimasti «prigionieri» del conflitto: Minsk non permette loro di venire in Italia a fare le cure. La denuncia è di Sergio De Cicco presidente dell’associazione Puer. «Il governo ha tentato di interloquire e offrire le garanzie richieste, cioè la certezza che i bambini arrivassero con voli umanitari e che gli aerei non venissero sequestrati. Vogliono la certezza che rientrino dopo il risanamento. E io so che queste garanzie sono state date dal nostro Governo».

A fronte del 90% di bambini rimasti «prigionieri» nei confini bielorussi, c’è qualche piccola storia a lieto fine. Una è a Bari. Qui Giuseppe «Beppe» Rampino e la consorte Maria Antonietta hanno dato ospitalità la prima volta a quella che loro chiamano «angelo biondo» nel 2014. Oggi, dopo quasi 10 anni, quella bimba è diventata un’adolescente che frequenta con profitto la scuola. «La nostra fortuna è che lei è di famiglia biologica e quindi ci siamo riusciti con la volontà della minore e la lungimiranza del papà che ha visto un’opportunità per la figlia, per non farle correre rischi in Bielorussia». «Prima abbiamo fatto il Progetto turismo per 3 mesi, poi - continua il coordinatore di Puer Puglia - ho dovuto riaccompagnarla per fare i documenti e avviare il Progetto studio. Con l’aereo abbiamo fatto Bari-Roma e Roma-Varsavia e poi in pullman per 14 ore fino a Minsk. Un mezzo degli anni ‘70. Era fine agosto dell’anno scorso. Col conflitto in corso. Siamo partiti il 24 agosto da Bari e siamo rientrati il 28». Ma né i rischi né la fatica né i mille nodi burocratici li hanno fiaccati. La piccola ora - grazie all’autorizzazione a monte del papà biologico - ha un permesso di soggiorno studio. «Ma il 90% dei minori, i più bisognosi, la Bielorussia non li lascia partire. Uno strazio per loro e per le famiglie perché si instaura un rapporto di amore, diventano come un altro figlio», dice Rampino che aggiunge: «Stiamo portando avanti ora un nuovo progetto con 35 bambini che vengono dalle zone bombardate da Dnipro, dal Donbass. Hanno visto la guerra. Questa estate si fermeranno per un mese, anche in Puglia».

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