la corsa al riarmo

Nuove atomiche in Europa a Natale: coinvolto un F-35 in collaudo a Foggia

Armando Fizzarotti

Gli Stati Uniti accelerano la sostituzione delle bombe B61, in Italia nelle basi di Ghedi e di Aviano

Nella continua escalation di proclami e mezze smentite sulla possibilità di una guerra nucleare per l’invasione russa dell’Ucraina, mossa a sorpresa degli Stati Uniti: il Pentagono ha anticipato a dicembre la sostituzione delle bombe atomiche B61, dislocate in Europa con l’Usaf (l’aviazione militare statunitense), ma disposizione della Nato con una versione aggiornata, le B61-12.

Quest’ultimo modello è in corso di realizzazione da parte della Pantex Plant, in Texas, ed è ottimizzato anche per poter essere stivato all’interno dei nuovi bombardieri e cacciabombardieri «stealth» (a visibilità bassa o pari a zero rispetto ai radar nemici), che attualmente non sono in grado di essere armati con le vecchie B61.

Fra gli «stealth», l’F-35A, cacciabombardiere già in dotazione nell’Aeronautica militare con il 32° Stormo della base di Amendola, in provincia di Foggia. E Amendola in questi mesi è l’«officina di collaudo» e di addestramento per gli equipaggi, per il primo F-35A italiano destinato alla forza aerea nucleare Nato. Si tratta del jet identificato dal codice di reparto «6-01» (matricola MM7366), consegnato in giugno all’Arma Azzurra, capofila di una serie di velivoli che progressivamente sostituiranno gli ormai vecchi bombardieri Tornado IDS del 6° Stormo.

«Segreto di Pulcinella», in un’Italia che ha rinunciato a dotarsi di ordigni atomici ma che non ha aderito al Trattato per la proibizione delle armi nucleari delle Nazioni Unite, sono gli shelter nelle basi aeree di Ghedi (Brescia, sede del 6° Stormo dell’Aeronautica) e Aviano (Udine: qui operano gli F-16 dell’aviazione militare statunitense) nei quali sono stoccate, si stima, una quarantina di vecchie ma ancora letali B61. Le altre 60 bombe sono suddivise fra Belgio, Germania, Olanda e Turchia. Già i Tornado potranno essere armati con le nuove B61-12 (la loro sostituzione con gli F-35A nella base lombarda è prevista in maniera graduale per alcuni anni).

Il tutto rientra nell’accordo fra Nato e Washington del «Nuclear sharing», la cosiddetta «condivisione nucleare» in base alla quale le bombe sono sotto il controllo americano ma, in caso di necessità, cedute in uso alle forze armate dell’Alleanza.

La decisione di Washington giunge nel bel mezzo, oltre alle minacce ormai giornaliere di una catastrofe atomica, di due esercitazioni quasi contemporanee della Nato e della Russia ed entrambe pianificate per addestrare le proprie forze armate all’utilizzo delle armi atomiche. L’Alleanza Atlantica è alle fasi finali della «Steadfast Noon» (con 60 aerei di 14 nazioni coinvolti, fra i quali gli F-35 italiani, terminerà domenica), mentre due giorni fa la Russia ha iniziato la «Grom» («tuono»), manovre che prevedono anche lanci di ordigni (non armati) da bombardieri, sommergibili e basi a terra (missili intercontinentali).

In questo contesto, secondo alcuni analisti, l’accelerazione del Pentagono al programma delle B61-12 è un messaggio più per rassicurare gli alleati che per far sentire Mosca più vulnerabile.

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