In Basilicata

A Montalbano Jonico chi adotta i randagi del canile avrà 500 euro

Gianluigi De Vito

Un'iniziativa inedita del sindaco del comune lucano Piero Marrese nell’obiettivo di limitare i costi di gestione

MATERA - Cinquecento euro per ogni randagio adottato dal canile sanitario. Certo, non ti fa ricco. Ma ti dà una spinta in più nel colorare la vita di ogni giorno con un amico a quattro zampe. E la «trovata», per giunta vecchia, ha un valore aggiunto: contribuisce a svuotare i canili e attenua i mal di pancia dei sindaci che si ritrovano con le casse magre a pagare le rette per ogni singolo cane accalappiato nel proprio territorio e ricoverato in una struttura veterinaria.

Il fatto. Il sindaco di Montalbano Jonico, Piero Marrese, che è anche presidente della Provincia di Matera, ha tirato dal cassetto una vecchia delibera del 2010. Prevedeva un bonus per chiunque scegliesse di adottare un randagio. E nel togliere la polvere, ha dato alla misura una nuova linfa: il bonus è adesso di 500 euro per ogni cane. Chiariamo, ci sono dei vincoli: non un cane qualunque, ma a scelta tra quei 240 (tanti erano fino a ieri) ricoverati a Matera nella struttura convenzionata con la Azienda sanitaria dopo essere stati abbandonati nel territorio di competenza del Comune di Montalbano e accalappiati.

La spesa vale l’impresa? «Ma certo - spiega Marrese - se si considera che per ognuno dei 240 cani, ogni giorno, il Comune spende due euro e 20 centesimi». Tradotto: in meno di sei mesi, il bonus è ripagato e la retta cancellata.

Marrese puntella il discorso: «È un intervento che tocca un tasto molto delicato e avvertito dai Comuni, perché nelle aree interne il fenomeno del randagismo, legato all’abbandono dei cani in campagna, è molto diffuso anche per le implicazioni di tipo sanitario, legate a zoonosi come rabbia, echinoccocosi, leptospirosi e laishmaniosi. Ed è per questo che puntiamo a un canile comprensoriale. Intanto stiamo anche facendo altro».

L’adozione svota-canili, per quanto preveda un bonus consistente, da sola non basta, è solo un cerotto. Di pari passo si deve procedere a microcippare e sterilizzare gli esemplari accalappiati. Marrese annuncia che è già attivo in via Melchiorre da Montalbano l’ambulatorio veterinario comunale aperto anche ai privati, in modo da esonerarli dalle spese per iscrivere all’anagrafe il proprio animale (cane o gatto che sia) e procedere alla eventuale sterilizzazione. L’ambulatorio per ora è aperto solo per due giorni a settimana, ma l’intenzione è di potenziare il servizio.

La sfida da vincere è un’altra ed è appunto il canile comprensoriale. Immaginarne uno per ogni Comune è praticamente impossibile per i costi che comporta crearlo. Più Comuni però si sono già messi in rete per arrivare alla meta.

I sindaci di Montalbano, Policoro, Scanzano, Nova Siri, Tursi, Bernalda, Pisticci e Rotondella hanno messo mano a un progetto esecutivo di canile per settecento esemplari. Numero notevole. E adesso la rete dei sindaci fa pressing sulla Regione affinché prima che arrivi l’estate, periodo in cui il fenomeno dell’abbandono aumenta a dismisura, si arrivi a prendere una decisione. Dai Comuni è partita la richiesta di una convocazione del tavolo tecnico. E quella sarà anche l’occasione per fare il punto sul canile nella lista dei desideri di una larga fetta del Materano.

Il progetto a grandi linee è delineato. Sorgerebbe sul territorio di Montalbano, e per la precisione su un narea di due ettari a Fosso San Luca. Marrese: «Non è un opera fine e stessa, perché il canile crea lavoro e apre un indotto. Se si consedera che una struttura adeguata prevede quattro, cinque figure ogni 180 canti, nel canile comprensoriale sono destinate a lavorare non meno di venti persone». A queste si aggiungerebbero quelle che lavrebbero all’esterno, dai veterinari ai toelettatori. Che cosa manca? La risorsa economica.

«Il costo dell’opera si aggira intorno a un milione di euro. Non è tantissimo se si considera il bacino sul quale si estenderebbe il servizio, ma è una somma che deve finanziare la Regione. I Comuni non hanno risorse».

Di randagismo non si muore, ma si soffre parecchio. In tutte le aree interne, non solo lucane.

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