Il caso

Matera: «Drone in area protetta Murgia Timone», ambientalisti denunciati

Donato Mastrangelo

La condanna penale estinta in sanzione per Pio Acito (consiglio direttivo del Parco) e Mario Montemurro (Europa Verde)

MATERA - Si sono da sempre battuti per l’ambiente, promuovendo iniziative per la tutela del territorio ma adesso sono chiamati a rispondere di un reato penale in quanto accusati «in assenza delle prescritte autorizzazioni delle autorità competenti di aver impiegato un aeromobile a pilotaggio remoto nell’area protetta di Murgia Timone». Un modus operandi che sarebbe stato perpetrato «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso reiterato nel tempo, in concorso tra loro».

È la vicenda che vede coinvolti il portavoce cittadino di Europa Verde Mario Montemurro, 53 anni, consigliere comunale e componente del Consiglio Direttivo del Parco e Pio Acito, 73 anni, storico ambientalista materano e disaster manager. Il Pm dott. Lorenzo Nicastro, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, alla luce degli atti processuali nel febbraio 2022 ha chiesto al Gip che venga emesso un decreto penale di condanna per aver violato i dettami della Legge 394 del 1991 sulle aree protette con l’applicazione di una condanna penale con estinzione comminando una sanzione di 3mila euro ad entrambi. Il periodo della presunta condotta illecita va dal 10 settembre 2020 al 29 gennaio 2021. In quei mesi era in corso il discusso intervento relativo alla realizzazione del Parco della Storia dell’Uomo su Murgia Timone da parte di Invitalia nell’ambito del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) «Matera Capitale europea della cultura 2019».

Montemurro contattato dalla Gazzetta, ha annunciato di aver già fatto opposizione al decreto penale di condanna. «Sono accusato di aver utilizzato un drone - dichiara Montemurro - ma posso dire di non averne mai usato uno, neppure giocattolo. D’altra parte negli atti di indagine si fa riferimento solo ad un mio presunto accesso non autorizzato nell’area di cantiere. Una circostanza singolare se si considera che era stato individuato un percorso al quale tutti potevano accedere a piedi, compresi i turisti e, a tal proposito vigeva una apposita ordinanza del dirigente della Polizia Locale del Comune di Matera. Le uniche aree di cantiere delimitate e non accessibili erano quelle attorno alle chiese rupestri. Non c’erano sbarre se non nei pressi dei complessi rupestri. Sono stato denunciato dalla Direzione dei lavori mentre esercitavo la mia funzione istituzionale per verificare la rispondenza delle opere progettate alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano del Parco. Va pure precisato che proprio per verificare la regolarità delle opere, il Consiglio comunale qualche tempo dopo, il 13 maggio 2021, all’unanimità aveva dato mandato ad una Commissione consiliare Speciale le cui conclusioni sono state approvate sempre in Consiglio comunale un anno fa». Montemurro teme di essere incappato in una sorta di trappola. «Non riesco a spiegarmi come mai tra le centinaia di persone transitate a Murgia Timone in tutto il periodo della durata dei lavori sia stato denunciato solo io. Forse qualcuno non gradiva il mio interessamento alla vicenda, avvenuto con atti formali e circostanziati ed abbia voluto farmi uno sgambetto maldestro?».

Legambiente è solidale con Momtemurro e Acito: «Nel corso delle varie iniziative per cercare un confronto con l’amministrazione comunale, il direttore del Parco e i progettisti, contro alcuni attivisti sono state sporte denunce, quando sarebbe stato più opportuno e civile, trattandosi di lavori pubblici, invitare i cittadini a seguire lo svolgimento degli stessi e accettare un confronto leale e aperto, richiesto sin dall’inizio lavori ma sempre negato. Nel ribadire che tutti i lavori pubblici sono patrimonio collettivo, e che dalla presentazione del progetto al lavoro ultimato deve sempre esserci la possibilità di una verifica, facciamo appello alla solidarietà di chi pensa che l’ambientalismo sia un dovere sociale».

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