un vero pranzo a chi ha bisogno

Matera, nel nome di don Giovanni Mele c’è la Mensa della Fratellanza

Enzo Fontanarosa

Da oggi sarà aperta tutti i giorni nella struttura del rione Piccianello

MATERA - Non più un pranzo da portare via, e basta. Ma l’occasione di sedersi a tavola per consumarlo, socializzando e condividendo del calore umano autentico. «Sarà però un cambiamento per molti, abituati a prendere il pasto d’asporto e andarsene», afferma Maria Rosaria Di Muro. È presidente ed amministratrice della onlus Don Giovanni Mele - Ets, a capo dei volontari che da anni, nel quartiere Piccianello, gestiscono il servizio mensa e di assistenza alle fasce più vulnerabili e bisognose. «Domani (oggi per chi legge, ndr.) vedremo cosa accadrà», aggiunge nel giorno in cui è stata inaugurata la nuova Mensa dedicata in memoria del compianto sacerdote, amato per la sua totale devozione agli ultimi, che fu parroco della Parrocchia Maria SS. Annunziata a Piccianello dal 1959 al 2004. E, ricordiamo, era fratello dello scomparso Stefano Mele, il noto e apprezzato giornalista sportivo della nostra Gazzetta.

Ieri la Mensa è stata ufficialmente aperta alla città con una cerimonia sobria ma sentita. La benedizione era stata impartita da papa Francesco lo scorso 25 settembre, durante la sua visita pastorale in città a conclusione del XXVII Congresso eucaristico nazionale.

«Probabilmente don Giovanni ha voluto questa data per l’inaugurazione: oggi (ieri, ndr.) ricorre l’anniversario della sua morte, avvenuta 18 anni fa. Era, infatti, prevista un’altra data», ha evidenziato mons. Giuseppe Antonio Caiazzo intervenendo alla cerimonia. Precisando, poi, che la struttura «è, cristianamente parlando, la Mensa della Fraternità, e non dei poveri come taluno dice. Non vogliamo etichette. Qui chiunque può venire, a iniziare da me, a condividere un pasto con i fratelli che sono più bisognosi. Questo è un luogo dell’incontro».

Un posto dove aggiungere un posto a tavola, perché da oggi chi lo frequenterà si accomoderà in un ambiente accogliente oltre che funzionale. Finora la Mensa, aperta tutti i giorni, ha fornito pasti d’asporto per tra i 100 e i 120 a seconda delle giornate: in particolare, i numeri aumentano nei fine settimana. L’orario era alle 11, ora si passa a 12. E per la mole di lavoro nella modernissima cucina c’è il validissimo chef Giuseppe Carbone, coadiuvato da suo figlio Christian, che guideranno i volontari a disposizione anche nei giorni di festa, quando chi ha bisogno sente ancor più la solitudine. Che preparerà per il primo giorno di apertura della Mensa? «Non ho ancora idea – risponde il cuoco –. Anche perché non sappiamo quanti verranno a pranzo, considerando pure il cambiamento di orario. Io, poi, in base alle donazioni che arrivano di alimenti, trasformo questi ultimi nei piatti del pranzo che viene servito».

Alla cerimonia di ieri, presenti tutte le autorità cittadine e del mondo del volontariato, c’era anche una emozionatissima Giulia Mele, la sorella del parroco nonché tra le sue più strette collaboratici. Pure la presidente della onlus, Di Muro, non nasconde la felicità e la soddisfazione, condivise con i volontari e tutto il mondo della chiesa locale. Ma non si culla sugli allori. Sa che c’è molto da fare e fa un appello a quanti «intendano offrirsi come volontari: braccia per lavorare non bastano mai. Li accoglieremo ben volentieri, così come coloro che volessero sostenere la mensa quali benefattori». Del resto, la beneficenza ha portato alla concretizzazione del sogno di don Giovanni Mele. «La mensa sorge in un'area appartenuta all'Alsia e trasferita al Comune – spiega –. La struttura è stata ideata e realizzata dalla Fondazione Egidio Tamburrino, per il tramite di Francesco Tamburrino. Per le cucine, ha provveduto la Caritas nazionale, in occasione del Congresso eucaristico. Gli arredi, sono stati acquistati con i fondi donati alla Diocesi per volontà testamentaria del compianto giudice Guglielmo Loschiavo».

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