Ambiente
Rifiuti tossici a Garaguso? Caccia ai fusti tra animali e ortofrutta
Ombre dal passato. Auletta: «Confidiamo che non emergano elementi preoccupanti»
GARAGUSO (Matera) - Località Parata è un’area florida, vocata all’agricoltura con la presenza di uliveti, seminativi, alberi da frutto, aziende zootecniche. È in questa zona nei pressi di una cava di argilla dismessa, non distante dallo scalo basentano di Garaguso, che da alcuni giorni si sono concentrati gli scavi di Esercito, Carabinieri Forestali e Vigili del Fuoco alla ricerca di fusti di rifiuti tossici. Una attività di ricerca disposta dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza e che rientra nell’ambito di una inchiesta avviata alla fine del 2021.
Il sindaco Franco Auletta ha disposto con un’ordinanza il divieto di transito nei pressi della cava. Il primo cittadino spera che gli scavi possano mettere un punto ben definito sulla vicenda.
«Sono fiducioso rispetto all’attività in corso da parte della Dda e delle forze dell’ordine - dichiara - . È la prima volta che si sta scavando nell’area dove c’era la ex cava. In passato sono state interessate altre aree del territorio. Speriamo bene perché a tutti noi preme la salute della popolazione e la tutela del nostro ambiente. Confidiamo che si riescano a trovare elementi che accertino che non si è in presenza di alcunché in modo da stare tutti tranquilli. Stiamo parlando di una zona molto produttiva dove operano belle realtà agricole».
La pista dei rifiuti tossici l’aveva fiutata negli anni Novanta il giudice Nicola Maria Pace, all’epoca in servizio alla Procura della Repubblica di Matera, indagando su un filone relativo al traffico di rifiuti tossici in Basilicata. Quell’inchiesta, secondo il magistrato di Filiano che fu poi anche a capo della superprocura di Trieste, aveva un tassello rilevante proprio nel territorio di Garaguso.
Sulla vicenda si è espresso anche don Marcello Cozzi. «Non mi meraviglia affatto la notizia che l’autorità giudiziaria sia ritornata a scavare in Basilicata alla ricerca di quei veleni», ha scritto in una nota il presidente del Cestrim. «Anzi alla luce di questa notizia - ha aggiunto - fra le tante cose ascoltate in quei lunghi colloqui con chi i veleni li ha cercati una vita intera e chi invece li ha sotterrati, mi vengono in mente le parole di Nicola Maria Pace, ex Procuratore Capo della Repubblica di Matera: 'Ricordati Marcello, quando si parla di rifiuti non si parla solo di 'ndrangheta ma di tanti altri poteri messi insieme, e tuttavia i rifiuti li trovi solo se li cerchi». Sotto la lente di Pace ci fu un carico di rifiuti dalla Lombardia alla Basilicata, una indagine che acclarò la presenza di ben 500 tir diretti al Sud che avrebbe dovuto trasportare rifiuti solidi urbani e che invece contenevano sostanze tossiche e che furono presi in consegna in Puglia da persone di origini campane. Di quel carico solo una piccola parte finì della discarica di Pomarico. Del resto dei bidoni si persero le tracce. Il magistrato era convinto che il grosso del carico potesse essere occultato tra i calanchi di Garaguso.