serie a

Il Lecce cerca l’allungo, col Verona una «finale»

Antonio Calò

La disamina di Daniele Cacia, doppio ex della partita: «A Stulic serve tempo. Camarda cresce con gioie e dolori»

«Tra Lecce e Verona, sabato, alle 15 (arbitrerà Abisso, ndc), mi aspetto una gara molto tattica, squadre che si studieranno e vorranno evitare di concedere spazi. Si tratta di uno scontro diretto molto importante per entrambe. I salentini, imponendosi, compirebbero un balzo in avanti significativo, che andrebbe a sommarsi a quello già effettuato grazie al colpaccio messo a segno a Firenze. Gli scaligeri, dal canto loro, conquistando l’intera posta in palio, colmerebbero quasi del tutto il gap che accusano rispetto alle formazioni che in questo momento sono fuori dalle ultime tre posizioni. Insomma, i punti in palio sono preziosi e lo sono ancora di più perché subito dopo il campionato si fermerà per la sosta prevista in concomitanza con gli impegni delle nazionali e c’è una differenza abissale arrivarci con alle spalle un risultato positivo o negativo».

La disamina è di Daniele Cacia, doppio ex della partita, avendo militato nel Lecce, in A, nel 2008/2009, e nel Verona nel 2012/2013 e 2013/2014, prima in B e poi in A. Inoltre, ha esordito nel Piacenza quando Eusebio Di Francesco era uno dei più esperti del gruppo.

«Conosco bene il mister del team salentino, con il quale ho un ottimo rapporto - dice Cacia - Siamo amici e ci siamo visti un mese fa circa, in occasione della cena sociale dell’associazione benefica “William Bottigelli” di Piacenza, della quale lui è presidente ed io vice presidente. Il Lecce era reduce dal successo di Parma che gli ha permesso di mettere fieno prezioso in cascina. Mi auguro che i salentini si salvino, in quanto sono un ex giallorosso, ma anche perché Di Francesco lo merita, dopo le ultime annate poco felici, nelle quali ha lavorato bene, ma non ha raggiunto l’obiettivo-permanenza. È giunta l’ora che inverta la rotta: è un tecnico bravo e preparato, cosa che del resto ha dimostrato ampiamente alla guida del Sassuolo e della Roma. Lo stesso auspicio per il Verona, dove ho vissuto due stagioni stupende».

Cacia analizza il momento vissuto dalle due squadre: «Dal punto di vista psicologico il Lecce ci arriva senza dubbio meglio perché a Firenze ha battuto una squadra che sta attraversando una fase di crisi, ma che è stata costruita per traguardi di rilievo. Lo ha fatto con una prestazione robusta, sfruttando bene i momenti propizi e soffrendo quando c’è stato da stringere i denti. In questi casi, l’autostima del gruppo cresce e si lavora in un clima di grande entusiasmo. Il Verona, di contro, è reduce dalla sconfitta rimediata contro l’Inter, in casa, in pieno recupero e quando si perde nell’extra time, anche se contro una big, c’è sempre tanta amarezza ed il morale non può essere certo alto. Gli scaligeri hanno raccolto sin qui meno di quanto avrebbero meritato».

Da ex centravanti, chiediamo a Cacia un parere su Nikola Stulic, che è ancora a digiuno di reti, e su Francesco Camarda, che ha siglato un gol ed ha sbagliato un rigore: «Il serbo è alla sua prima esperienza in Italia. Viene da altri contesti ed ha bisogno di tempo per adattarsi alla nuova realtà. Da un attaccante, però, tutti si aspettano che faccia centro e quando ciò non accade la cosa pesa. Io vivevo malissimo i periodi nei quali non riuscivo ad andare a segno. Per quel che riguarda l’ex Milan, è talentuoso, ma è pur sempre un 17enne che va fatto maturare senza assilli, per gradi. La sua crescita passa anche attraverso la gioia della rete firmata contro il Bologna ed il penalty fallito contro il Napoli. Tutta esperienza».

L’ex centravanti torna sugli anni trascorsi a Lecce e Verona: «Tifoserie appassionate e città bellissime. Nel Salento le cose andarono male per il collettivo, in quanto retrocedemmo, e sul piano individuale, in quanto mi ruppi il perone. In Veneto, ho ottenuto una promozione ed ho vissuto una bella avventura in A da vice di Luca Toni, con decimo posto finale».

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