Il caso
Centro disturbi alimentari a Lecce: scontro fra Comune e Asl
Scorrano punta l’indice: «Opere eseguite senza titolo». Il dg Rossi: «Tutto in regola»
È stato presentato come un fiore all’occhiello della sanità salentina, un reparto capace di accogliere fino a 24 pazienti, ma per l’assessore all’Urbanistica, Gianpaolo Scorrano, il nuovo Centro disturbi alimentari inaugurato all’ospedale Vito Fazzi di Lecce è «un micro reparto con 4 letti, senza autorizzazioni». Le polemiche sono già scoppiate un anno fa, con contestazioni e dubbi sulla legittimità dei lavori.
L’assessore Scorrano denuncia «anomalie procedurali» e parla di opere eseguite senza titolo edilizio: non semplici interventi di manutenzione ordinaria, ma demolizioni, ricostruzioni, nuovi impianti e perfino un cambio di destinazione d’uso, che avrebbero richiesto progetti e autorizzazioni mai depositati al Comune. «A fronte delle segnalazioni e del materiale fotografico raccolto, lunedì mattina il nucleo di vigilanza edilizia e la polizia municipale hanno effettuato un sopralluogo nella struttura, trovandola regolarmente operativa, seppur con soli 4 posti letto attivi - scrive Scorrano - Gli agenti hanno poi acquisito riscontri dall’area tecnica dell’Asl, che ha confermato l’esecuzione di diversi lavori, tra cui abbattimento di tramezzi, apertura di varchi e installazione di impianti di gas medicali».
Ora il Comune ha chiesto all’azienda sanitaria una relazione tecnica dettagliata per classificare gli interventi secondo le normative vigenti e capire se e come sanare la situazione.
Intanto, le polemiche politiche non si placano. Il centodestra accusa la sinistra pugliese di inaugurazioni «a scopo elettorale», ricordando che già nel marzo 2024 l’ex sindaco e l’attuale presidente del Consiglio regionale avevano tagliato il nastro di quello che fu definito un «centro fantasma».
Sulla vicenda, il direttore generale dell’Asl di Lecce, Stefano Rossi, getta acqua sul fuoco: «Per quanto mi risulta è tutto regolare. Verrà comunque redatta una relazione dettagliata». Il rischio, però, è che un reparto atteso da anni da pazienti e famiglie rischia di essere penalizzato da burocrazia, accuse politiche e procedure da chiarire.