La storia

Villetta in affitto a Torre Lapillo, ma è una truffa: la solidarietà dei pugliesi salva una famigliola

Fabiana Pacella

Ma come nascono i raggiri degli affitti finti?

LECCE - «Buongiorno, siamo quelli di Bergamo che hanno preso in affitto l’appartamento». Ma quella casa a 10 metri dal mare era occupata dai legittimi proprietari.

Si è conclusa così la disavventura di San Lorenzo di una famiglia di cinque persone, madre e padre giovanissimi e i loro bambini di 5, 6 e 7 anni, arrivati ieri a mezzogiorno a Torre Lapillo di Porto Cesareo (Lecce) con bagagli risparmi e speranze.

Letteralmente crollate, dopo 14 ore di viaggio in auto, davanti all’evidenza di essere vittime di una truffa tra le più consuete nel periodo estivo: affitti farlocchi, caparre versate con bonifico su conti che vengono aperti e chiusi alla velocità della luce, e utenze telefoniche disattivate non appena giunti a destinazione.

Quello di queste ore è solo l’ultimo di una lunga serie di raggiri analoghi - altre due famiglie avevano avuto la stessa sorpresa, sabato 9, a San Pietro in Bevagna (Taranto) - messi a segno da truffatori esperti nel genere, originari della Campania, fanno sapere i carabinieri della stazione, cui i turisti bergamaschi sono subito stati indirizzati per sporgere denuncia confidando nella possibilità che i biscazzieri abbiano messo se non un piede almeno un’unghia in fallo. Disavventura conclusa, si diceva qualche rigo più su.

Perché all’amarezza mista a rabbia nello scoprire di aver viaggiato tanto «con tre ore di sosta, ci siamo fermati perché il tragitto era troppo lungo e abbiamo deciso di dormire in auto» - spiegano marito e moglie - e di ritrovarsi all’improvviso per strada con tre bimbi in un paese che non si conosce, è seguito con ancora maggiore velocità un vero e proprio abbraccio collettivo, a più livelli, da parte della gente del posto.

Una rete solidale, prossima, fatta di giri di telefonate, una tazza di caffè, un gelato per i piccoli e un alloggio, stavolta vero, trovato in pochi minuti grazie al passaparola tra vicini di casa, imprenditori, agenzie reali e certificate, gente del posto, nonostante in questo periodo sia praticamente impossibile.

Ma come nascono i raggiri degli affitti finti?

La turista di Bergamo tempo fa ha messo un annuncio su Facebook chiedendo se vi fossero possibilità di affitti brevi su Torre Lapillo per una famigliola. «Sono stata contattata da una donna, diceva di chiamarsi Maria Grazia, con cui ho parlato per telefono fino a due ore prima di scoprire il raggiro. Era cortese, disponibile, ho versato una prima caparra di €150, poi nelle scorse ore mi ha chiesto altre €100. L’affitto totale era di 700 per dieci giorni. Ho visionato materiale fotografico, sembrava tutto regolare».

Ieri mattina ogni contatto di quella donna si è smaterializzato e i vacanzieri hanno trovato la casa occupata, dai proprietari veri, anche loro ignari.

I truffatori prima dell’arrivo della stagione estiva, cercano e fotografano i Codici Identificativi Nazionali (CIN) assegnati dal Ministero del Turismo a tutte le unità immobiliari destinate agli affitti brevi e alle strutture turistico-ricettive. Si trovano all’esterno degli appartamenti.

Da lì scaricano foto e informazioni e le fanno transitare sui canali social, in attesa di chi penserà di aver fatto l’affare e metterà a disposizione dei malviventi i risparmi messi insieme a fatica in un anno di lavoro.

«Ieri mattina ci sentivamo vittime, ci veniva da piangere - le parole della coppia -, ma subito dopo abbiamo trovato solidarietà, bellezza, porte aperte e generosità. È per questo In fondo che abbiamo scelto il Salento. Grazie».

Privacy Policy Cookie Policy