il caso
Santa Maria di Leuca, la Procura indaga sui presunti abusi edilizi del porto turistico: sarebbero lì da 10 anni
Ci sono già i primi indagati: erano stati concessi soltanto permessi temporanei e per manufatti di facile rimozione, mentre dal 2020 sarebbero state apportate modifiche non autorizzate
Dovevano essere installazioni di facile rimozione e temporanee, con ultima autorizzazione demaniale valida sino a dicembre 2020. E invece, anni dopo si trovano ancora lì, addirittura ampliati, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico. Sarebbero veri e proprio abusi edilizi quelli verificatisi sul porto turistico di Santa Maria di Leuca, su cui adesso la procura di Lecce ha acceso un faro.
Ci sono già primi indagati: il presidente del consiglio di amministrazione della società Porto di Leuca spa — società gestita per anni dalla Igeco (51%) e dal Comune di Castrignano del Capo (49%) — un ex commissario prefettizio, subentrato dopo l’interdittiva antimafia nei confronti di Igeco nel 2022, e un’architetta sempre legata alla società Porto di Leuca spa. Le accuse ipotizzate riguardano abusi edilizi e violazioni del codice della navigazione.
Gli inquirenti stanno esaminando una serie di modifiche e interventi realizzati dal 2015 ad oggi nel complesso funzionale del porto, che include, tra le altre cose, un chiosco bar, prefabbricati per servizi igienici, pensiline, un serbatoio idrico, container, un gazebo in legno e altro ancora. L’area interessata si estende su circa 17mila metri quadrati di demanio marittimo, soggetta tra l'altro a vincoli paesaggistici e idrogeologici. Secondo gli inquirenti, non sarebbe mai stata rilasciata alcuna autorizzazione dalle autorità: i permessi edilizi presentati tra il 2015 e il 2024 sarebbero inefficaci e illegittimi, poiché riferiti a strutture permanenti installate dal 2015 senza essere mai rimosse. La Regione Puglia avrebbe invece concesso soltanto permessi temporanei e per manufatti “di facile rimozione”, mentre dal 2020 sarebbero state apportate modifiche non autorizzate.