Comparto nautico
Castro riaperta ai diportisti, ma in tutto il Salento resta la caccia agli ormeggi
Scalo di Tricase fermo e Otranto scoppia: l’offerta insufficiente causa tensioni fra utenti e gestori
Da venerdì scorso il porto di Castro ha riaperto al turismo nautico, offrendo uno spiraglio di cielo azzurro nella lunga bufera tecnico-burocratica che ha paralizzato la nautica da diporto lungo un tratto cruciale della costa salentina.
La notizia è particolarmente significativa perché, mentre Castro torna ad accettare ormeggi, il porto di Tricase resta desolatamente chiuso, nonostante ci si trovi già in piena alta stagione. La riapertura, seppur tardiva, dell’approdo di Castro rappresenta comunque una boccata d’ossigeno per un comparto messo duramente alla prova: mai prima d’ora si era registrata una situazione così critica, con entrambi i porti - Castro e Tricase - contemporaneamente fuori uso e quindi indisponibili alla fruizione turistica. Una vera e propria “tempesta perfetta” per la nautica salentina, ben più grave della consueta e annosa penuria di ormeggi che da sempre affligge il tratto compreso tra Otranto e Leuca.
Fino a mercoledì scorso, la doppia chiusura per lavori dei due approdi principali aveva aggravato una situazione già strutturalmente fragile, trasformando una cronica insufficienza di posti barca in un danno sistemico, con pesanti ripercussioni per diportisti, operatori e per tutta l’economia dell’indotto. A pagarne le conseguenze non sono solo i proprietari di imbarcazioni - impossibilitati a trovare un ormeggio - ma anche le aziende che operano nella manutenzione, nei servizi e nella fornitura per la nautica. E i danni si estendono all’entroterra, considerando che anche le unità di piccole e medie dimensioni generano un’economia importante, mentre quelle di maggior stazza moltiplicano l’impatto.
Per comprendere meglio le dimensioni del problema, basti pensare che il porto di Castro contava circa 160 posti barca, di cui 5 riservati ai transiti. Tricase, invece, ha una capacità teorica di circa 210 unità, anche in questo caso con l’obbligo di riservare il 5% dei posti ai transiti. Con la sola riapertura di Castro, le barche in cerca di ormeggio passano quindi da circa 400 a 250. Si tratta di imbarcazioni che normalmente avrebbero un posto garantito e che oggi sono invece alla ricerca di una sistemazione, alle quali si sommano tutti coloro che, come ogni anno, non hanno prenotato in anticipo e vagano alla ricerca di un posto disponibile.
Molti “sfrattati” si stanno riversando su Otranto, dove però le difficoltà non mancano. Il porto comunale, potenzialmente in grado di ospitare fino a 270 unità, attualmente può offrirne solo 150 a causa dell’insabbiamento dei fondali. Nonostante ciò, vengono comunque garantiti 7 posti per i transiti. Per il futuro, l’amministrazione comunale assicura interventi di potenziamento, con un dragaggio già finanziato e la posa di un nuovo catenario previsti per i prossimi mesi. Un’ulteriore ventina di posti transito viene assicurata dalla Lega Navale di Otranto, che gestisce ormeggi per circa 300 barche. Realtà più piccole, come Assonautica e Amco, si attestano su 4 transiti ciascuna. In particolare, Gianni Tronci - presidente di Amco - precisa che sul sito dell’associazione è sempre possibile verificare in tempo reale la disponibilità dei posti.
Nonostante la riapertura di Castro rappresenti un primo passo positivo, la situazione resta critica: la domanda di ormeggi supera di gran lunga l’offerta, anche nei periodi di piena operatività. A complicare il quadro, ci sono anche le lamentele di chi ha già pagato per un ormeggio che non può utilizzare o che non corrisponde al periodo per cui è stato versato il corrispettivo. Il rischio di contenziosi è concreto, mentre chi contava su entrate e lavoro dalla stagione nautica rimane, ancora, in attesa e inoperoso.