il caso

Vito Fazzi di Lecce, assenteismo e furti in ospedale: licenziate due dipendenti Asl

Maddalena Mongiò

I provvedimenti disciplinari hanno colpito un’infermiera del distretto di Maglie e un’operatrice socio sanitaria

Non si presenta al lavoro e si gioca il posto. La destinataria del licenziamento per giusta causa è un’infermiera del distretto socio-sanitario di Maglie già sottoposta dalla Asl di Lecce a procedimento disciplinare con la sospensione dal lavoro, e quindi dalla retribuzione, per cinque mesi.

Ma questa prima “punizione” non è stata sufficiente e l’infermiera ha continuato a reiterare assenze non giustificate. Da qui il nuovo procedimento disciplinare all’esito del quale è stato deciso il licenziamento con un preavviso di 4 mesi in quanto la donna ha maturato più di 10 anni di servizio. L’ultimo giorno di lavoro è fissato per il 31 maggio prossimo.

E non basta. L’Ufficio trattamento economico del distretto socio-sanitario di Maglie dove l’infermiera presta servizio dovrà recuperare le somme pagate per le giornate risultate poi non lavorate e quindi incassate indebitamente.

In particolare l’Ufficio procedimenti disciplinari (Upd) ha contestato assenze ingiustificate dall’1 luglio 2024 al 4 settembre dello stesso anno e dal 13 al 19 settembre 2024.

Sin qui potrebbe essere una vicenda personale di una professionista che per motivi non noti ha deciso di non recarsi al lavoro senza giustificare l’assenza, ma in realtà non si tratta di un caso isolato.

Non è infrequente, non solo in Asl Lecce, che personale dipendente agisca con superficialità rispetto all’orario di lavoro. Non si tratta di «furbetti del cartellino», ma di lavoratori che decidono semplicemente di non presentarsi in servizio, senza giustificarsi forse con l’errata convinzione che nel pubblico è difficile licenziare.

Il licenziamento è previsto per un’assenza non giustificata per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni.

Ma in questo caso, anche non considerando la sanzione precedente, solo nel 2024 l’assenza supera il mese. La stessa Corte di Cassazione, con sentenza numero 26938 del 17 ottobre 2024 ha stabilito che il licenziamento disciplinare di un lavoratore del settore pubblico, colpevole di essersi allontanato dal luogo di lavoro senza aver timbrato il cartellino, è legittimo.

L’Upd, l’Unità organizzativa responsabile per i procedimenti disciplinari, in precedenza aveva comminato il licenziamento a un’operatrice socio-sanitaria dopo un’inchiesta che l’ha mandata alla sbarra per furto pluriaggravato, illecito utilizzo di carte di credito e furto con strappo aggravato. I fatti contestati si erano verificati nel pronto soccorso del Dea di Lecce. Una storia che affonda le radici nel 2022 e che a novembre dello scorso anno si è chiusa con il licenziamento.

L’indagine venne avviata a seguito delle denunce delle vittime dei furti o dei loro familiari. Gli agenti della squadra mobile constatarono un prelievo di circa 500 euro dal conto di un uomo e lo strappo di una collanina dal collo di una donna. Secondo gli investigatori la donna prendeva di mira pazienti in gravi condizioni di salute impossessandosi di effetti personali di valore, denaro e carte di credito utilizzate poi per effettuare prelievi non autorizzati dagli sportelli bancomat.

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