La questione
Lecce, il Fai ferma la centrale a biomasse: «Incompatibile con l’abbazia di Cerrate»
Il presidente Magnifico a Poli Bortone e Emiliano: «Quell’aerea è rinata e va difesa»
LECCE - Marco Magnifico, presidente nazionale del Fondo per l’Ambiente Italiano, grande protagonista della rinascita dell’abbazia di Cerrate, lancia un appello alla difesa dell’identità storica, rurale e sociale della località Cafore, che in 12 anni ha conosciuto una rinascita incredibile. Nei giorni scorsi sono intervenuti due sindaci per dire «no» all’impianto a biomasse per la produzione di biometano a ridosso di un «Luogo del cuore»: Giuseppe Taurino di Trepuzzi e Ronny Trio di Surbo. Ma la partita è soprattutto nelle mani del sindaco Adriana Poli Bortone, perché quell’area appartiene a Lecce. A Palazzo Carafa il centrosinistra ha già espresso un secco «no», la maggioranza ha un atteggiamento più cauto e attende la conferenza dei servizi.
Presidente Magnifico, cosa teme dall’impianto di biometano che vuole edificare in località Cafore la società romana Agrienergia?
«Non vorrei sembrare uno con la sindrome di “nimby”, che non vuole impianti vicino alla propria casa, un brutto difetto italiano, ma qui le cose stanno molto diversamente. La centrale di biometano non è energia sporca, ha caratteristiche di sostenibilità. Quindi non ci sono pregiudizi, ma riteniamo inopportuno costruire un impianto simile a 500 metri dall’abbazia di Cerrate».
Perché?
«Nel 2012 il Fai ha preso in gestione l’abbazia di Cerrate, che era stata dimenticata anche dai leccesi, e dopo 12 anni è tornata ad essere un fulcro non soltanto del paesaggio, ma anche sociale e culturale. Ora si celebra anche la messa: la prima è stata officiata dal vescovo. Insomma, quella zona è tornata a svolgere il ruolo che ha svolto per quasi mille anni. Da poche migliaia di persone oggi siamo a 30mila visitatori. Un turista straniero che dovesse vedere a 500 metri dal capolavoro storico architettonico una centrale del genere direbbe: “Ecco i soliti italiani, che se ne fregano del paesaggio!”. Ci sono mille altri posti adatti, già compromessi».
Ne ha parlato con il sindaco Poli Bortone?
«Speravo di incontrarla prima di fare questa intervista, ma non ci siano ancora riuscito. Confido che quello che dico venga preso in considerazione. Noi predichiamo alle nuove generazioni l’importanza della bellezza del paesaggio italiano e poi costruiamo un impianto del genere, alto 12 metri. Che esempio diamo?»
La zona Cafore, con le sue masserie ristrutturate, è oggi quindi una meta ambita del turismo rurale?
«Abbiano avuto la disgrazia della Xylella, ma con il Cnr abbiamo ricostruito il paesaggio con ulivi resistenti. Tutta quella zona è rinata, ha ripreso a vivere grazie alle sue caratteristiche identitarie: paesaggio, storia e comunità. Fino a 30 anni fa si costruivano impianti in siti inappropriati, ma oggi non si possono più fare».
Giudica inopportuna la scelta del sito…
«Sì, non solo perché è vicino a Cerrate, ma perché l’abbazia è tornata ad essere il fulcro di un contesto storico-paesaggistico che ha ripreso a narrare la grande storia leccese. Un rilancio storico, paesaggistico e sociale. È un sobborgo di Lecce con caratteristiche uniche, dove si riscoprono anche le feste delle tradizione».
Cosa temete?
«Entrerà una quantità di camion incredibile per trasportare il materiale, senza contare il problema degli odori, ma il “no” è motivato dalla necessità di preservare l’identità del luogo. L’azienda che vuol costruire l’impianto ha acquistato sette ettari di terreno, ma il fatto che non ci sia nulla di costruito non significa che c’è campo libero. Stiamo parlando di tantissima terra piena di alberi e ulivi che caratterizza l’intero paesaggio rurale. Ho lanciato un appello a tutti i presidenti di Regione per individuare i luoghi già compromessi per l’installazione di parchi eolici o fotovoltaici. Mi ha risposto il presidente della Lombardia, mi piacerebbe che rispondesse anche quello pugliese. Vanno bene tutti gli impianti, ma devono essere costruiti in aree idonee. L’area Cafore non va bene per una centrale a biomasse».