La storia

Da Gagliano a Bari, intervento salvavita per un papà di quattro figli che oggi ha un cuore nuovo

Mauro Ciardo

Affetto dal 2016 da una grave cardiopatia, dopo un calvario lungo anni è stato salvato grazie a un'operazione di sette ore

Un papà di quattro figli salvato dall’equipe di chirurgia toracica del Policlinico di Bari. È la storia a lieto fine, che racconta una buona, anzi ottima sanità tutta in chiave pugliese, quella raccontata da Antonio Villarosa, 57enne ex autista oggi in pensione.

L’uomo, originario di Gagliano del Capo, nel leccese, ha un cuore nuovo grazie alla caparbietà di medici e infermieri che gli hanno consentito di superare una patologia che sicuramente non gli avrebbe lasciato scampo.

Affetto dal 2016 da cardiopatia dilatativa severa, ha trascorso anni di ansie e paure, passati anche attraverso la sostituzione di due defibrillatori (uno ha funzionato al momento giusto salvandolo mentre era in casa).

«Sono stato prima in cura nell’ospedale “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase – racconta Villarosa – dove grazie all’esperienza e alla professionalità di medici come Michele Accogli, direttore dell’Unità operativa di cardiologia, e Gabriele De Masi De Luca, cardiologo responsabile dell’ambulatorio dedicato dello scompenso cardiaco, ho ricevuto consigli e indicazioni preziosissime».

Dallo scorso maggio la situazione stava precipitando e da Tricase ne è scaturito il trasferimento al Policlinico “Giovanni XXIII” di Bari, dove il quadro clinico si è poi evoluto fino a un esito positivo.

«Sono state settimane di forte apprensione – ricorda il 57enne – sono stato sottoposto alle continue visite dell’equipe medica diretta dal professore Tommaso Bottio, primario di cardiochirurgia. A luglio ero giunto ad una situazione limite, risultato idoneo al trapianto e messo in lista d’attesa. Tutto il personale, dai medici agli infermieri, fino agli oss, ha espresso la sua gentilezza, e nel frattempo i cardiochirurghi continuavano nell’incessante ricerca di un donatore compatibile, fin quando il 10 settembre scorso è arrivato l’organo più adatto a me».

L’11 settembre, dopo un intervento durato sette ore, dalle 3.30 alle 10.30 del mattino, Villarosa è tornato a riabbracciare la moglie Angela e i figli Francesco, Marina, Mario e Carmen, che lo hanno inondato di baci.

«Mi sento di ringraziare tutto il personale medico per il costante impegno nella ricerca di donatori compatibili e per l’umanità che riversano sui pazienti, alimentando costantemente le loro speranze – esprime con una certa emozione Villarosa – allo stesso tempo la famiglia del donatore, che anche se rimasta anonima (sappiamo solo che era di un uomo più giovane di me) ha dimostrato un’eccezionale forma di altruismo acconsentendo alla donazione».  

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