Lo studioso
«La Natività di Caravaggio? Non ho smesso di cercarla», il salentino Cuppone sulle tracce del quadro rubato
Fu trafugato dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo 54 anni fa
Nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo sull’altare maggiore dentro il rettangolo di una cornice vuota manca da 54 anni un capolavoro di Caravaggio: «La Natività». ‘U quatru è stato rubato! Roberto Longhi scriveva del Merisi che impigliava nei suoi quadri uomini e santi in un tragico scherzo. Non possiamo definire «scherzo» quanto però accadde nel 1969 a un’opera la cui bellezza non abbiamo saputo proteggere e di cui per colpevole superficialità non abbiamo compreso e tutelato il valore e il bene che rappresentava. Michele Cuppone ricercatore e studioso salentino è sulle tracce di questo quadro trafugato e della sua storia, ha racimolato e ordinato in un libro (Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro, Campisano editore, pp. 160, euro 30) quanto ha scoperto, indagando la sfortunata vicenda di un dipinto realizzato da Caravaggio a Roma nel 1600 nel palazzo in cui viveva sotto la protezione del Cardinal del Monte e pagato 200 scudi. In questo libro vive il mito di Caravaggio, un uomo e un artista che, come nessuno nella storia della pittura, ha scelto di mostrare la luce e il lampo della Grazia illuminare il buio delle vite, dell’anima e della Storia dell’uomo. Lo studioso sta raccogliendo da anni stima e credito per gli scrupolosi studi e ricerche che lo hanno condotto ad alcune verità necessarie alla ricostruzione della vita e dell’opera caravaggesca. Numerose e di significativo successo di critica e pubblico le presentazioni del volume (di cui di recente si è pubblicata la terza edizione ampliata e riveduta) in giro per l’Italia e che hanno portato l’autore in tutte le città in cui l’inquieto artista visse e lavorò come Roma, Milano, Palermo, Messina, Porto Ercole.
Come nasce la sua ricerca? Quando e perché matura in lei la passione per Caravaggio? È stato un «coup de foudre»?
«Si! A Palazzo Barberini, era il 1998, mi trovai di fronte “Giuditta e Oloferne”. La potenza della scena mi sconvolse! Nel 2011 poi mi sono accorto delle analogie tra alcune figure della Natività (penso che Caravaggio abbia usato la stesa modella per la Madonna e Giuditta) e quelle di altri quadri romani del pittore. In quegli stessi mesi in cui alcuni studiosi rinunciavano all’ipotesi che il dipinto fosse stato realizzato a Roma, anche grazie a nuovi documenti io mi imbattevo invece in scoperte continue e approfondivo, raccogliendo poi tutti i materiali in un libro».
Siamo abituati alle notizie della scoperta di nuovi, presunti Caravaggio. Lei è andato in controtendenza, lavorando su un dipinto disperso: quanto è stato complicato?
«La Natività è stata trascurata perché non è più possibile studiarla dal vivo. Aver scoperto che è un quadro romano del 1600 e non siciliano del 1609, rimette in discussione molte delle cose scritte sinora. Ho trovato un terreno vergine dove non è poi stato difficile fare delle scoperte specie in archivi dove non si erano andati a cercare documenti foto e video».
Come spiega l’ottimo riscontro del libro giunto alla terza edizione?
«Il tema e Caravaggio suscitano grande interesse ma penso che sia stato vincente unire in un saggio gli aspetti storico artistici e di cronaca: il libro è pensato per soddisfare ogni curiosità del lettore e appassionarlo».
Che fine ha fatto la Natività? Pensa che possa essere recuperata prima o poi?
«Sono passati 54 anni dal furto e le possibilità di ritrovarla (se non è stata distrutta come qualcuno ha pensato) si affievoliscono sempre di più. Forse è finita in caveau o in un luogo segreto in cui essere ammirata da pochi. Spero vivamente che un giorno possa essere restituita alla collettività oltre che per il suo inestimabile valore artistico sarebbe straordinario riacquisirla e poterla finalmente studiare e porre sulla linea del tempo della evoluzione stilistica caravaggesca».
Grazie al suo libro impariamo a non accusare soltanto il ladro ma anche il derubato..! Cosa rappresenta per lei La Natività e quale significato avrebbe per noi riaverlo?
«Proprio il fatto di non avere mai visto questo capolavoro e il suo sfortunato destino ha costituito la ragione della mia ricerca di verità. Dalla storia di questo quadro traggo una lezione che credo valga per ognuno di noi e ancora di più per il nostro paese: sentire la responsabilità e il privilegio di proteggere la Bellezza che abbiamo ricevuto in dono dagli artisti di ogni tempo e non permettere che sotto i nostri occhi ci vengano sottratte le meraviglie che fanno dell’Italia il più prezioso scrigno culturale del Mondo».