L'intervista
Tribunale di Lecce, parla il neoeletto presidente Tanisi
«Una ratifica a un passo dal pensionamento. Cittadella della giustizia? C’è uno stallo»
Giudice Tanisi, auguri per la sua nomina a presidente del tribunale. Il via libera è arrivato all’unanimità dal plenum del Csm. Soddisfatto?
«Si, sono soddisfatto, anche se è la seconda volta che vengo nominato, dopo quella del luglio del 2020, e da allora ho retto l’ufficio per oltre tre anni. Diciamo che ad un passo dal pensionamento, la nomina vale come una ratifica, dopo le note vicissitudini».
È da tre anni che lei svolge l’attività di presidente facente funzioni. E a fine novembre andrà in pensione. C’è qualche iniziativa alla quale sta lavorando e che vorrebbe varare prima di lasciare l’ufficio? O ce n’è una che ha adottato e della quale è particolarmente soddisfatto?
«In questi anni abbiamo fatto un sacco di cose sul piano della trasparenza, basti vedere il nuovo sito del tribunale nel quale viene indicato tutto il lavoro che viene svolto. E poi c’è l’Ufficio del processo con il coinvolgimento di tanti ragazzi che hanno dato una grossa mano. E ci sono i dati statistici, dai quali emerge una riduzione delle pendenze e dei tempi di celebrazione dei processi, nonostante le vacanze dei posti e le assenze dei magistrati, impegnati nella celebrazione dei concorsi. Il bilancio, dunque, è assolutamente positivo, ma non sappiamo se il tribunale sarà in grado di garantire tutto questo anche nel prossimo anno, perché si annunciano anche altri trasferimenti che immagino non saranno coperti a breve».
La giustizia deve riconquistare la fiducia dei cittadini. Lo si sente ripetere sempre più spesso. Anche a causa di alcune ombre che si addensano sulla magistratura. A Lecce, anche di recente, inchieste della Procura di Potenza hanno messo in luce presunti scandali. Secondo lei, come si potrà riconquistare tale fiducia?
«Si riconquista la fiducia dei cittadini facendo bene il proprio lavoro e pensando alla professione in termini di servizio e non di potere ed evitando collusioni con la politica. Il magistrato deve essere un funzionario dello stato al servizio del cittadino».
Insieme al procuratore generale Antonio Maruccia, è stato tra i promotori del progetto sulla Cittadella della giustizia. A che punto è la procedura? Con il nuovo governo ci sono stati contatti?
«Mi sono interessato della Cittadella della giustizia come presidente della Corte d’appello e nell’aula magna fu sottoscritto un protocollo con l’allora ministro della giustizia, Andrea Orlando. Poi vi sono stati ulteriori passi in avanti e sono stati valutati vari progetti. Al momento, vi è una situazione di stallo per individuare la soluzione più praticabile, ma dipende dal Ministero e mi auguro che ogni ostacolo possa essere superato, poiché a Lecce c’è assoluto bisogno di un nuovo palazzo di giustizia, visto che gli spazi sono assolutamente insufficienti».
È di queste ore un’accesa disputa tra politica e magistratura. C’è chi dice che i giudici oltre che esserlo devono sembrare imparziali. Che ne pensa?
«Si dice così quando si vogliono attaccare i magistrati. Bisogna però intendersi su cosa significhi “sembrare imparziali.” La Costituzione fissa già alcuni paletti ed il giudice, per esempio, non può partecipare ad attività partitiche. Il diritto di critica e la libertà di pensiero, però, sono riconosciuti a tutti i cittadini ed anche ai magistrati».