Sanità

Lecce, medici e infermieri ospedalieri nel mirino: 20 aggressioni al mese

Maddalena Mongiò

Chiesta maggiore tutela e «presenza continua del posto fisso di polizia». Due casi negli ultimi giorni: «Non è più tollerabile»

LECCE - Violenza su medici e infermieri in vertiginoso aumento: se nel primo trimestre di quest’anno le segnalazioni all’Ordine dei medici erano 47, nel secondo trimestre la media è di 20 episodi al mese, ma alla stragrande maggioranza degli eventi non segue una denuncia. In campo sono scesi sia l’Ordine dei medici di Lecce e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Lecce, con i rispettivi presidenti. Due gli episodi degli ultimi giorni: uno al pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce dove un infermiere ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine per contenere minacce e rabbia del familiare di una paziente. La diatriba si è conclusa con un referto di 7 giorni per l’infermiere; l’altro evento si è verificato al pronto soccorso di Copertino dove un familiare ha tentato di forzare la porta d’ingresso.

Per Marcello Antonazzo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche: «La misura è colma, tutto questo non è più tollerabile. Pertanto abbiamo invitato il prefetto di Lecce e il direttore generale dell’Asl Lecce a voler intervenire in maniera risolutiva. Chiediamo la presenza continua h24 del posto fisso di polizia adiacente alla postazione di Triage. Attualmente la postazione è occupata dalla vigilanza e gli agenti si trovano nella zona del tunnel di collegamento con il corpo centrale del Fazzi. Basterebbe trasferire la vigilanza al posto che ora occupano gli agenti, ma serve anche la copertura durante la notte. Poi è necessario che sia installato un monitor nelle sale di attesa dei pronto soccorso ospedalieri che faccia conoscere, in tempo reale, l’attesa prevista per il trattamento dei codici di gravità. In più riteniamo necessario un sistema di allarme diretto tra pronto soccorso, almeno al Fazzi, e le centrali operative delle forze dell’ordine. Non elimineremo il problema, ma sicuramente lo ridurremo significativamente».

De Giorgi, dal suo canto, annuncia che a breve il tema della violenza contro gli operatori sanitari sarà affrontato in corsi formativi dedicati ad operatori sanitari e cittadini, ma anche in un libro bianco riempito di dati, di quesiti e di risposte, relativamente ad eventi di denuncia e di crescita della coscienza civile. «Quotidianamente vengono esercitate nel nostro territorio aggressioni contro chi in ogni momento impegna la propria vita per aiutare, curare e salvare vite umane, - dice De Giorgi – sia pure tra mille difficoltà, rappresentate da carenze di organici, insicurezza delle strutture sanitarie, burocrazia, solitudine, criticità della sanità particolarmente quella pubblica e quella riservata all’urgenza e alla cura dei pazienti più fragili, richieste molteplici dei cittadini, che invocano risposte sollecite, ma non sempre legittime od opportune, nell’ambito di una situazione emergenziale e critica».

In questi giorni è in atto una campagna pubblicitaria sostenuta dall’Ordine dei medici che «rappresenta una premessa formativa e culturale per la cittadinanza, dedicata ai giovani, alle donne e agli studenti, per far comprendere quale atroce contraddizione rappresenti il gravissimo, cinico e vile metodo di risposte violente verso chi invece dona le ore migliori della propria vita con spirito di servizio e di solidarietà verso la fragilità. Di fronte ad un incremento (non solo apparente) degli episodi di aggressione nel Salento, non si può unicamente rispondere con la commozione che spesso appare retorica e inutile (come è accaduto per la più recente mortale tragedia della collega Barbara Capovani), ma dobbiamo agire in maniera proattiva, immediata, efficace, anche spingendo i colleghi a denunciare tutte le aggressioni (come prevede la legge), che sono il frutto malato della mancanza del rispetto e della civiltà. Non è più sopportabile questo continuo avvilimento della nostra professione al servizio della vita».

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