Il reato

Lecce, rubava ai pazienti gravi che finivano al «Fazzi», adesso l'operatrice sanitaria rischia il processo

Vincenzo Sparviero

Il 10 novembre scorso alla donna era stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, al termine dell’inchiesta avviata dopo alcune denunce presentate dai derubati o dai loro familiari

LECCE - Operatrice sanitaria rubava a pazienti in gravissime condizioni. Un’accusa davvero pesante, considerando il ruolo di chi lavora in ospedale proteso ad aiutare chi soffre. La verità su questa oscura vicenda potrebbe arrivare il 19 settembre quando - dinanzi al giudice Alessandra Sermarini - si svolgerà l’udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Massimiliano Carducci. Sul banco degli imputati ci sarà C.P., 46enne di Lecce, operatrice socio sanitaria, accusata di aver derubato pazienti arrivati in ospedale in condizioni di salute molto gravi. La vicenda avrebbe avuto come «teatro» il Pronto soccorso dell’ospedale «Vito Fazzi».

Il 10 novembre scorso, alla donna era stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, al termine dell’inchiesta avviata dopo alcune denunce presentate dai derubati o dai loro familiari. Secondo quanto sarebbe emerso dal lavoro degli agenti, sarebbero stati diversi i casi avvenuti nel nosocomio leccese. In particolare, all’operatrice sanitaria vengono contestati due episodi. Erano stati i poliziotti della Squadra mobile a raccogliere elementi nei suoi confronti contestando i reati di furto pluriaggravato, illecito utilizzo di carte di credito e furto con strappo aggravato. In particolare, un prelievo di circa 500 euro dal conto di un uomo e lo strappo di una collanina dal collo di una donna. Il lavoro degli investigatori era cominciato all’inizio dello scorso anno ed avrebbero consentito di accertare che la donna - come si diceva - approfittando delle gravi condizioni di salute di alcuni pazienti, si sarebbe impossessata di effetti personali di valore, denaro e carte di credito utilizzate poi per effettuare - come si diceva - «prelievi fraudolenti» dagli sportelli bancomat.

La donna, nel corso dell’udienza preliminare, sarà assistita dall’avvocato Mario Stefanizzi. Dovrà spiegare il suo comportamento e trovare il modo di dimostrare la sua buona fede. In caso contrario, l’attende un delicato processo con almeno due delle vittime che potrebbero costituirsi parte civile. Per ora, sarà il giudice dell’udienza preliminare ad esaminare la sua posizione.

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