Un processo delicato
Nardò, partorì in casa e il neonato era morto: quattro medici sotto processo
Tre posizioni sono state archiviate. La donna ai controlli era stata rassicurata sui tempi ma fu una tragedia
GALATINA - Sono tutte da chiarire le cause della morte di un neonato, dopo un parto avvenuto in casa. Una brutta vicenda - accaduta tra Nardò e Galatina - che sarà probabilmente chiarita in un processo che vede tra gli imputati quattro medici in servizio all’ospedale galatinese.
La vicenda risale al 13 febbraio del 2017, quando una donna rumena partorì in casa, a Nardò, perdendo il bambino arrivato ormai morto in ospedale. Gli indagati all’origine erano sette. Per altri tre medici, però, il caso era stato subito archiviato. Come si diceva, la donna aveva partorito in casa chiedendo aiuto ad una vicina, dal momento che il compagno e padre del neonato morto era fuori per motivi di lavoro. Fu proprio la vicina ad allertare il 118 ma nel frattempo il parto era avvenuto. La partoriente era era stata seguita da un medico del consultorio locale. Poi, era stata indirizzata verso l’ospedale di Galatina, dove si sarebbe presentata per tre controlli in una settimana.
Secondo le accuse, nell’ultimo incontro i medici le avrebbero detto che non era ancora il momento del parto. In particolare avrebbero spiegato alla donna che i nove mesi sarebbero scaduti il 20 febbraio 2017 e che non c’era alcun pericolo. Non è un caso che il compagno, in tutta tranquillità e in attesa di quella data, si era allontanato per svolgere alcuni lavori.
La donna, però, dopo poco iniziò ad accusare le contrazioni dando alla luce il neonato praticamente morto. Mamma e figlio vennero trasportati presso l’ospedale di Copertino.
Nel corso delle indagini, la sostituto procuratore Stefania Mininni dispose l’acquisizione della documentazione medica presso l’ospedale di Galatina per verificare se gli ultimi controlli fossero stati eseguiti secondo le normative previste. Furono anche sentiti come testimoni i genitori e la vicina e al termine dell’udienza preliminare il giudice Angelo Zizzari aveva disposto il proscioglimento di tre medici (assistiti dagli avvocati Giuseppe Bonsegna, David Dell’Atti e Michele Torsello) e il rinvio a giudizio di altri quattro (difesi da Ester Nemola, David Dell’Atti e Daniela Bove) con l’accusa di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Ora, dunque, il processo con il collegio difensivo che si dice fiducioso riguardo la posizione dei medici indagati che potrebbero dimostrare nelle udienze di aver operato in maniera corretta.