Nel Salento

Alessano, mette al cimitero manifesto in memoria del padre morto nel lager, il Comune lo rimuove

Mauro Ciardo

Una decisione che ha scatenato roventi polemiche

ALESSANO - La figlia ultraottantenne affigge un manifesto nel cimitero di Alessano per onorare la memoria del padre morto dopo la prigionia in un lager, ma dal municipio arriva l’ordine della rimozione. Scoppia il caso, con tanto di interpellanza della minoranza consiliare e l’interessamento dell’Anpi, intorno a quanto successo durante la celebrazione della “Giornata della memoria” lo scorso 27 gennaio.

Nel cimitero alessanese sono custodite le spoglie di Donato Alemanno, soldato che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 venne prima rinchiuso nello Stalag VI G come internato, per poi morire nel lazzaretto di Hardthoe (vicino a Bonn in Germania).

Del caso se ne occupò in prima battuta la nostra “Gazzetta del Mezzogiorno” nel 2011, quando di Alemanno, che risultava tra i “dimenticati di Stato”, venne individuata la sepoltura. Fu il nostro giornale a contattare la figlia Antonia (Tetta), che alla morte del padre nel secondo conflitto mondiale aveva solo quattro anni (terza di quattro sorelle), con tutte le conseguenze emotive che si possono immaginare.

Fu lei insieme ai suoi familiari a far riportare in patria la salma nel 2013 e a dargli degna sepoltura con tutti gli onori del caso, ed è sempre lei a tenere vari incontri nelle scuole del territorio per ricordare alle giovani generazioni il sacrificio di chi ha dato la propria vita per difendere il valore supremo della libertà.

«In questa giornata del ricordo di tante vittime innocenti a causa della follia omicida nazista – aveva scritto Tetta sul manifesto – il mio pensiero va anche a te. Hai rifiutato di tradire la tua idea di libertà dicendo no alle ripetute avances dei nazi-fascisti, pur sapendo di sacrificare la tua giovane vita e l’amore per la tua adorata famiglia. Insieme ai tanti eroi, lasci nel nostro cuore la speranza che l’umanità abbia ancora un lumicino di volontà di riscatto nei confronti di ogni forma di violenza».

Amara sorpresa quando la donna è stata avvisata della rimozione. «Sono rimasta sbalordita quando mi è stato comunicato che il sindaco aveva dato disposizione della rimozione – ha commentato la signora Tetta – eppure il manifesto era un invito alla pace nel ricordo del sacrificio non soltanto di mio padre ma di tanti caduti». Sulla questione è stata presentata un’interrogazione in consiglio comunale dal gruppo di minoranza. «Siamo indignati – hanno scritto i consiglieri del gruppo “Futuro comune” – chiediamo che ci vengano indicati i riferimenti normativi in virtù dei quali è stata ordinata, senza alcun atto formale, la rimozione di un manifesto il cui contenuto rappresentava, semplicemente, il gesto di una figlia ormai avanti negli anni, in ricordo del giovanissimo padre orrendamente deceduto in guerra, indossando la divisa dell’esercito italiano».

I familiari hanno interessato del caso l’Associazione nazionale partigiani d’Italia e vogliono far giungere la loro indignazione fino al Presidente della Repubblica.

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