Verso la beatificazione

Lecce: «Don Ugo venerabile», la comunità è in festa

Adolfo Putignano

Monsignor De Blasi ha testimoniato in modo profondo il suo intenso amore per la città ed il Salento

Ha testimoniato in modo profondo il suo intenso amore per Lecce ed il Salento, per la comunità ecclesiale e la gente della sua terra. Con straordinaria dedizione al servizio sacerdotale nel culto in Cattedrale e nella Basilica del Rosario, nella diretta ed impegnativa collaborazione con i vescovi, nel servizio di formazione culturale e nell’apostolato associativo e parrocchiale.

E ieri sera, in tutte le chiese del capoluogo e di tutti i comuni dell’arcidiocesi leccese le campane hanno suonato a festa per lui, monsignor Ugo De Blasi.

Papa Francesco ha dichiarato ufficialmente la venerabilità del noto ed apprezzato presbitero leccese, accogliendo il parere favorevole della Commissione teologica.

Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei Santi, che ne ha ricevuto la notizia dallo stesso Pontefice, è stato così autorizzato a proclamarne il relativo decreto di venerabilità.

«Il suo esempio rimanga per sempre scolpito nel cuore del Clero e del popolo leccese», è stato il gioioso auspicio indicato con intensa e festosa partecipazione dall’arcivescovo leccese monsignor Michele Seccia, che già il 13 gennaio 2019 aveva incoraggiato a «mantenere viva la memoria e la testimonianza consegnata dal nuovo venerabile alla Chiesa di Lecce».

Lo stesso presule metropolita aveva già rivelato ed espresso, presentando una raccolta di manoscritti dedicati alla Madonna, la sua ammirazione per don Ugo, come tutti confidenzialmente chiamano l’ammirato presbitero: «la lettura degli scritti che ci ha lasciato mi hanno permesso di apprezzare le sue indiscusse qualità umane, culturali e spirituali di un uomo di Dio, costante ed autorevole punto di riferimento per l’intera Chiesa locale, già stimatissimo insegnante, inappuntabile Vicario Generale della Diocesi, apprezzatissimo parroco della Parrocchia San Giovanni Battista al Rosario di Lecce.

Guida dei seminaristi e del laicato cattolico, monsignor De Blasi è stato pure per tre anni cappellano del carcere. «L’obolo del povero mi ha portato al sacerdozio; il mio sacerdozio porterà il povero alla scienza profana e sacra, e per essa a Dio. Quando e dove vorrà la Provvidenza, vedrà alla luce un’istituzione caritativa…», aveva scritto nel suo diario spirituale, poco prima di diventare prete il 20 luglio 1941.

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