Il caso

Lecce, pastore ucciso con fucile per «tiro al bersaglio»: Roi condannato a 30 anni

Redazione online

Si è concluso con la lettura di questa sentenza nell’aula bunker del carcere di Lecce, il processo a carico del 37enne. Il pm aveva chiesto precedentemente 25 anni di carcere, ma il giudice ha deciso di dargli una pena maggiore

LECCE - È stato condannato a 30 anni di carcere con interdizione perpetua dai pubblici uffici e pagamento delle spese processuali, oltre 50mila euro di risarcimento danni per ciascuna delle parti civili, Giuseppe Roi, ritenuto responsabile dell’omicidio del dipendente Qamil Hirai, che all’epoca dei fatti (era il 6 aprile del 2014) aveva 24 anni e lavorava nella masseria di Roi a Porto Cesareo, lì dove era addetto alla cura del gregge.

Si è concluso con la lettura di questa sentenza nell’aula bunker del carcere di Lecce, il processo a carico del 37enne. Il pm aveva chiesto precedentemente 25 anni di carcere, ma il giudice ha deciso di dargli una pena maggiore.

Quella mattina di 8 anni fa un colpo di fucile raggiunse dritto alla fronte Hirai, provocandone il decesso istantaneo. Ad impugnare l’arma, a pochi metri di distanza, era il suo titolare nonché amico Giuseppe Roi. Difeso dall’avvocato Francesca Conte, protagonista in mattinata dell’arriga difensiva, il 37enne riferì successivamente di averlo colpito per errore, mentre esplodeva colpi a vuoto. Abitudine che – a dire dei testimoni chiamati in causa nel processo, inclusi i familiari della vittima – aveva da tempo generato in Qamil paura e diffidenza, tanto da incrinare il rapporto di amicizia tra i due.

LE PAROLE DELLA SORELLA DELLA VITTIMA

«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia italiana, era quello che ci aspettavamo e per questo ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro che hanno lavorato e seguito questo caso, soprattutto il pm che ha fatto un lavoro enorme per l’onore di mio fratello». Lo ha dichiarato subito dopo la lettura della sentenza Fatjona Hyraj, la sorella di Qamil, il pastore ucciso dall’imprenditore agricolo salentino Giuseppe Roi mentre si stava allenando al tiro con la sua pistola. L’imprenditore oggi è stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario.
«Come si può spiegare - ha aggiunto Hyraj - che tuo fratello a 23 anni compiuti da una settimana viene ucciso 'per giocò dal suo datore di lavoro, da colui che in teoria si sarebbe dovuto prendere cura di lui perché era un suo dipendente. Come si può spiegare questo, chi lo potrà mai capire?».

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