IL MISTERO
Caso Orlandi, l'Unisalento studia gli ultimi reperti
Affidata al Dipartimento di Matematica e Fisica una delicatissima operazione di datazione e analisi. A settembre i risultati
Lecce - Una «eccellenza» leccese tenterà di risolvere il giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi, uno dei casi più oscuri dell’intera storia repubblicana. Una vicenda iniziata il 22 giugno 1983 con la misteriosa sparizione della 15enne dal centro di Roma e che ha coinvolto nelle indagini lo Stato vaticano, quello italiano, l’Istituto per le opere di religione, la banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Paesi. A settembre potrebbero esserci già alcune novità su questo caso rimasto insoluto per 37 anni. Nuove analisi scientifiche, dunque, che potrebbero contribuire a fare luce sul caso sulla vicenda e saranno effettuate dal Cedad, il «Centro di Fisica applicata, Datazione e Diagnostica» del dipartimento di Matematica e Fisica «Ennio De Giorgi» dell’Università del Salento, diretto dal professor Lucio Calcagnile, professore ordinario di Fisica applicata. Saranno esaminati alcuni reperti selezionati dall’antropologa Laura Donati, provenienti dal cimitero teutonico della Città del Vaticano: indagini antropologiche saranno integrate da indagini genetiche, che verranno effettuate a Milano dal professor Giorgio Porterà, e dalla datazione con il radiocarbonio che verrà effettuata – appunto – nel Cedad salentino. Si tratta di frammenti di ossa umane. La Santa Sede, che aveva acconsentito all’apertura di due tombe, su richiesta della stessa famiglia Orlandi ha poi deciso di non procedere nelle analisi perché il loro perito aveva dato una prima datazione molto anteriore, non compatibile con la vicenda della giovane. Ha però concesso alla famiglia di fare ulteriori indagini. «Abbiamo affidato alcuni frammenti ossei ad un laboratorio, ci sarà prima l’analisi del carbonio 14 per la datazione e successivamente, se ci saranno le condizioni, l’esame del dna», riferisce Laura Sgrò, l’avvocato di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che non ha mai smesso di cercarla. Per il legale le prime risposte potrebbero esserci già «a settembre». Per stabilire la cronologia dei reperti, i ricercatori del Cedad utilizzeranno la tecnica che utilizza un acceleratore di particelle per la misura degli isotopi del carbonio. Su ogni campione verrà effettuata l’estrazione del collagene, da cui verrà prodotta l’anidride carbonica che contiene tutte le informazioni sull’età del reperto. Successivamente si effettuerà la trasformazione del gas in fase solida, cioè in grafite, prima della misura con l’acceleratore Tandetron: sarà sufficiente prelevare circa un grammo di materiale per effettuare le analisi su ogni campione. Per la ricerca della compatibilità dei reperti con la ragazza, i ricercatori del Cedad cercheranno di stabilire se le misure del radiocarbonio di qualche reperto si collocheranno sulla curva del “Bomb Spike”. A causa dei test nucleari effettuati da varie nazioni dopo il 1950, infatti, tutti i reperti provenienti da individui nati dopo il 1950 (come Emanuela Orlandi) presentano un aumento del rapporto isotopico del radiocarbonio con valori che si posizionano sulla curva.
Se questo si dovesse verificare si procederà alle indagini genetiche e all’estrazione del Dna da confrontare con quello dei familiari.