Cerignola - Azzerato clan Di Tommaso
CERIGNOLA (FOGGIA) - Presunti aderenti ad una associazione mafiosa dedita alle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, al traffico di sostanze stupefacenti, all'usura e alla gestione di videopoker vengono arrestati a Cerignola dai carabinieri del Ros di Bari e del comando provinciale di Foggia che stanno eseguendo 22 ordinanze di custodia cautelare a carico di presunti aderenti al clan Di Tommaso.
I provvedimenti restrittivi sono firmati dal gip del tribunale di Bari Michele Parisi, che ha accolto le richieste del pm inquirente della Dda Alessandro Messina.
Dalle indagini emerge che i presunti affiliati all'organizzazione guadagnavano complessivamente fino a 20.000 euro al mese. La stima relativa agli introiti emerge dai colloqui intercettati dai carabinieri. Durante le conversazioni alcuni presunti affiliati ammettono di «guadagnare bene» e sostengono che i guadagni consentono alle loro mogli e ai loro bambini di vivere in modo più che dignitoso.
Dagli accertamenti emerge inoltre che l'organizzazione imponeva il «pizzo» a commercianti ed imprenditori di Cerignola, costretti a versare al clan somme mensili comprese tra i 1.000 e i 2.500 euro. Inoltre - a quanto si è saputo - il clan trafficava ingenti quantitativi di cocaina che acquistava in Olanda e vendeva in Puglia, Abruzzo e Molise.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi notificati dai carabinieri a presunti esponenti del clan mafioso Di Tommaso c'è il presunto capoclan Leonardo Di Tommaso, il trentottenne ucciso a Cerignola il 21 ottobre scorso dal titolare di un autosalone che non voleva sottostare al pagamento di una tangente di 1.000 euro al mese.
Il presunto assassino, il commerciante Antonio Sorrenti, di 41 anni, è stato arrestato subito dopo i fatti: agli investigatori ha confessato di aver sparato i primi colpi alle gambe del suo aguzzino e poi altri al torace e alla testa perché temeva la reazione del presunto boss, che lo esasperava con le richieste estorsive. Il delitto è stato compiuto il giorno dopo l'emissione del provvedimento restrittivo, per questo motivo il nome del presunto capo clan figura tra le persone da catturare.
Dopo l'omicidio fu arrestato un cognato della vittima, Antonio De Feudis, di 27 anni, accusato di tentativo di estorsione. Secondo l'accusa, il giovane accompagnò Di Tommaso dal concessionario ma rimase all'esterno dell'autosalone. Dopo che il congiunto fu ferito dai proiettili, De Feudis si allontanò dalla motocicletta in sella della quale era giunto sul posto insieme alla vittima.
Nei giorni precedenti l'omicidio - hanno accertato gli investigatori - c'era stato un incidente stradale tra Di Tommaso e Sorrenti. Dopo lo scontro, il pregiudicato avrebbe chiesto a Sorrenti di addossarsi la responsabilità e di denunciare il sinistro all'assicurazione, pur avendo ragione, ma il commerciante si rifiutò. Di Tommaso avrebbe così intimato al concessionario che da allora in poi avrebbe dovuto dargli 1.000 euro al mese.
I provvedimenti restrittivi sono firmati dal gip del tribunale di Bari Michele Parisi, che ha accolto le richieste del pm inquirente della Dda Alessandro Messina.
Dalle indagini emerge che i presunti affiliati all'organizzazione guadagnavano complessivamente fino a 20.000 euro al mese. La stima relativa agli introiti emerge dai colloqui intercettati dai carabinieri. Durante le conversazioni alcuni presunti affiliati ammettono di «guadagnare bene» e sostengono che i guadagni consentono alle loro mogli e ai loro bambini di vivere in modo più che dignitoso.
Dagli accertamenti emerge inoltre che l'organizzazione imponeva il «pizzo» a commercianti ed imprenditori di Cerignola, costretti a versare al clan somme mensili comprese tra i 1.000 e i 2.500 euro. Inoltre - a quanto si è saputo - il clan trafficava ingenti quantitativi di cocaina che acquistava in Olanda e vendeva in Puglia, Abruzzo e Molise.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi notificati dai carabinieri a presunti esponenti del clan mafioso Di Tommaso c'è il presunto capoclan Leonardo Di Tommaso, il trentottenne ucciso a Cerignola il 21 ottobre scorso dal titolare di un autosalone che non voleva sottostare al pagamento di una tangente di 1.000 euro al mese.
Il presunto assassino, il commerciante Antonio Sorrenti, di 41 anni, è stato arrestato subito dopo i fatti: agli investigatori ha confessato di aver sparato i primi colpi alle gambe del suo aguzzino e poi altri al torace e alla testa perché temeva la reazione del presunto boss, che lo esasperava con le richieste estorsive. Il delitto è stato compiuto il giorno dopo l'emissione del provvedimento restrittivo, per questo motivo il nome del presunto capo clan figura tra le persone da catturare.
Dopo l'omicidio fu arrestato un cognato della vittima, Antonio De Feudis, di 27 anni, accusato di tentativo di estorsione. Secondo l'accusa, il giovane accompagnò Di Tommaso dal concessionario ma rimase all'esterno dell'autosalone. Dopo che il congiunto fu ferito dai proiettili, De Feudis si allontanò dalla motocicletta in sella della quale era giunto sul posto insieme alla vittima.
Nei giorni precedenti l'omicidio - hanno accertato gli investigatori - c'era stato un incidente stradale tra Di Tommaso e Sorrenti. Dopo lo scontro, il pregiudicato avrebbe chiesto a Sorrenti di addossarsi la responsabilità e di denunciare il sinistro all'assicurazione, pur avendo ragione, ma il commerciante si rifiutò. Di Tommaso avrebbe così intimato al concessionario che da allora in poi avrebbe dovuto dargli 1.000 euro al mese.