i nodi dell'acciaio
Urso apre alla Calabria: «Se Taranto rinuncia il Polo Dri si può fare a Gioia Tauro»
«Lavoreremo per valutare l’ipotesi, nel caso in cui a Taranto, a cui spetta la prima scelta per motivi morali e storici, economici e sociali, non ci fossero le condizioni di realizzarlo»
«Abbiamo fatto una riunione operativa molto importante col governatore Occhiuto e i sindaci di San Ferdinando e di Gioia Tauro per capire insieme come possa finalmente partire alla grande questo polo di sviluppo logistico portuale, ma anche di sviluppo produttivo, economico e sociale, anche utilizzando al meglio l’aria della Zes». Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al porto di Gioia Tauro dove ha effettuato una visita istituzionale con il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. «Per cui - ha aggiunto - lavoreremo per valutare l’ipotesi, e ripeto è solo un’ipotesi, di realizzare qui il polo nazionale del Dri nel caso in cui a Taranto, a cui spetta la prima scelta per motivi morali e storici, economici e sociali, non ci fossero le condizioni di realizzarlo. Questo verosimilmente potrebbe essere il sito alternativo perché fornirebbe tutte le condizioni necessarie alla competitività». Il DRI (Direct Reduced Iron) è una tecnologia che permette di produrre acciaio senza usare carbone, riducendo drasticamente le emissioni.
«Per questo - prosegue - realizzeremo da domani questo comitato tecnico con i rappresentanti tecnici di tutti gli enti locali della regione, ovviamente del governatore Occhiuto, ma anche dei due sindaci di Gioia Tauro, di San Ferdinando che sono qui insieme all’autorità portuale, all’autorità per la Zes unica, insieme a Snam che è la società a controllo pubblico che ci auguriamo poi fornisca il gas necessario attraverso la nave rigassificatrice che in via temporanea, in attesa che possa realizzarsi, ed è qui già autorizzata, e questo è un elemento importante e significativo, il rigassificatore terrestre che alimenterebbe i Dir. Insomma, in questo modo può finalmente immaginarsi uno sviluppo industriale, produttivo, economico. Con grande e positivo impatto sociale proprio nella regione che ha più bisogno di occupazione, cioè nella Calabria».