i nodi dell'acciaio
Ex Ilva, il mediatore Ue apre indagine sui ritardi della Commissione europea
Dopo una denuncia su come è stato gestito il caso dello stabilimento, in particolare la procedura di infrazione
La mediatrice europea, Teresa Anjinho, ha aperto un'indagine sulla gestione della procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea riguardo al caso dell'ex Ilva, per la mancata corretta attuazione della direttiva sulle emissioni industriali e di altre normative ambientali dell'Ue applicabili. "I denuncianti sostengono che la Commissione ha subito ritardi significativi e ingiustificati nella gestione della procedura di infrazione; non ha comunicato in modo adeguato e trasparente con i denuncianti e il grande pubblico in merito alla questione; e non ha portato l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia dell'Ue", si legge nella lettera di Anjinho indirizzata alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
"Essi sostengono che la Commissione dovrebbe adottare senza ulteriori indugi una decisione sulla procedura di infrazione; chiarire e spiegare in dettaglio perche' la procedura ha richiesto 12 anni e perché é stata necessaria la seconda lettera di costituzione in mora supplementare; e deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue. I denuncianti sostengono inoltre che la questione e' di rilevante interesse pubblico, date le sue implicazioni per la salute umana e l'ambiente", si aggiunge.
La mediatrice chiede alla Commissione Ue una risposta scritta a tale interrogazione entro il 30 settembre 2025, che illustri "dettagliatamente le misure adottate dalla Commissione da quando ha emesso la prima lettera di costituzione in mora". "Ai fini dell'indagine, e' necessario che la mia squadra investigativa esamini l'intero fascicolo della Commissione relativo alla procedura di infrazione in questione, sempre entro il 30 settembre 2025", si legge ancora nella lettera.
Peacelink: "Siamo soddisfatti, è inaccettabile che la Commissione abbia tenuto aperta procedura d'infrazione per così tanto"
"Siamo soddisfatti del fatto che il Mediatore europeo, l'ombudsman, abbia finalmente preso posizione a favore dei cittadini". Lo afferma il presidente di Peacelink, Alessando Marescotti, commentando l'indagine sulla Commissione Ue aperta per la presunta inazione nei confronti dell'Italia sull'ex Ilva di Taranto, nonostante la procedura d'infrazione aperta nel 2013 per violazioni delle norme Ue sulle emissioni industriali e sull'ambiente. "È inaccettabile che la Commissione abbia tenuto aperta la procedura d'infrazione per così tanto, 12 anni, mentre, ad esempio, la Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa ben quattro volte in maniera coraggiosa. C'è stata una sentenza del Tribunale di Taranto, c'è stato l'Onu che ha definito Taranto come zona di sacrificio", ricorda Marescotti."Ma la Commissione europea è rimasta molto attendista". Bruxelles non sarebbe intervenuta mentre l'autorizzazione integrata ambientale del 2012 che doveva essere completata entro il 2015 è stata portata avanti fino al 2023. Tempi così lunghi sono "inaccettabili", secondo Peacelink, intanto la gente muore. "Gli ultimi dati Inail - rimarca Marescotti - indicano 107 casi di tumori di origine professionale in 18 mesi, tra il 2024 e il primo semestre 2025, nella Provincia di Taranto che collocano al primo posto in Italia"