BARI - Nei casi di accertata infiltrazione mafiosa devono essere previsti meccanismi alternativi allo scioglimento dei Comuni, che siano «non penalizzanti e non lesivi dell’autonomia». Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, tra qualche mese avrà sulla scrivania il dossier relativo al caso Bari, unico capoluogo di Città metropolitana che rischia l’applicazione delle norme introdotte nel 1991 contro le influenze della mafia nelle amministrazioni. E sembra sposare la linea del vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, il brindisino Mauro D’Attis, che lunedì ha avanzato la proposta di rivedere la normativa.
Piantedosi ne ha parlato durante un convegno a Catanzaro, in cui ha spiegato anche lui la necessità di una «revisione» della legge sullo scioglimento dei Comuni finalizzata a «valorizzarne la natura di misura di extrema ratio». Insomma, vanno sciolti soltanto i Comuni in cui si verificano situazioni di grave compromissione. Negli altri casi, ha detto il ministro, vanno affinate «le misure di supporto e collaborazione, più leggere e flessibili, a sostegno di quegli enti locali per i quali - non ravvisandosi i presupposti per uno scioglimento - risulta dirimente, nell’ottica del recupero, un affiancamento al fine di superare le anomalie e le criticità riscontrate»...
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