A Manduria

Sull’energia nucleare Pichetto è possibilista

Maristella Massari

Il ministro dell’Ambiente è intervenuto al Forum in Masseria

MANDURIA - Nel futuro energetico dell’Italia il nucleare c’è. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, dal palco del sesto Forum in masseria, rassegna ideata da Bruno Vespa, rompe i tabù su un tema che già quarant’anni fa incendiava questo angolo di Salento. Il sito di Avetrana, una manciata di chilometri dalla masseria «Li Reni» di Vespa che ospita i dibattiti, era stato individuato come sito nucleare dal Piano energetico nazionale che negli anni ’80 del secolo scorso aveva previsto la costruzione di centrali per far fronte al fabbisogno di energia del paese. Ma la contestazione popolare partita da qui, complice anche il caso Chernobyl del 1986, fece sì che l’anno successivo, correva il 1987, il referendum sul nucleare fu bocciato.

Oggi il tema torna più che mai attuale e se ne parla con minore resistenza. La tecnologia si è evoluta e - soprattutto - la domanda di energia elettrica, come ha spiegato lo stesso ministro è aumentata al punto che «entro il 2050 la richiesta di fabbisogno energetico sarà più che doppia rispetto a quella attuale».

In tema di nucleare «stiamo andando avanti sul fronte della ricerca e della sperimentazione sia sulla fissione sia sulla fusione - spiega ancora Pichetto Fratin nel suo intervento al Forum sul tema “L’Europa di fronte alla neutralità tecnologica: i costi e le sfide della transizione energetica e digitale” -.

Abbiamo sdoganato il tema con la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile: ho costituito presso il Mase un gruppo di esperti di enti, università e grandi imprese e si è riaperto un mondo. Avremo i risultati dei sette gruppi di lavoro e stiamo seguendo il doppio fronte: quello della fissione e quello della fusione - dice - . Quando mi chiedono “ma allora facciamo la centrale?” rispondo che oggi credo di no. Quello che dico io oggi è che siamo determinati, stiamo andando avanti sul fronte della ricerca e della sperimentazione sia sulla fissione, quelli che vengono chiamati piccoli reattori, sia sulla fusione».

«Io credo e l'ho scritto anche nel Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima, ndr) che dal 2030 l’Italia può aprire nel suo mix al nucleare, non alternativo alle rinnovabili, integrato» dice Pichetto.

Quanto alla possibilità che nel 2030 ci sarà in Italia il primo piccolo reattore in funzione, il ministro spiega: «Non si può dire così perché non ho la certezza che sia pronto come prodotto, i ricercatori dicono ‘28, ‘29, ‘30; bene io aspetto il prodotto, partecipo a ricerca e sperimentazione, che sia ‘30 o ‘31, ma quello è un percorso obbligato». Inoltre, aggiunge il ministro «abbiamo dato l’incarico per mettere a posto il quadro giuridico».

Pichetto parla anche del tema della decarbonizzazione. Rispondendo alle domande dei giornalisti, parte proprio dagli investimenti sull’idrogeno fatti in Puglia. «La produzione di idrogeno è una sfida nazionale per la produzione, ma è una sfida del Sud anche per lo smistamento di idrogeno che può arrivare dall’esterno. L’Unione europea, secondo le previsioni che abbiamo, prevede una necessità al 2030 di 20 milioni di tonnellate con una stima metà e metà, 10 di produzione interna e 10 di importazione. Sulla prima noi ci stiamo attrezzando anche bene con il Tavolo per l’idrogeno e il sud ha grandi margini di crescita perché può essere l’incrocio dell’idrogeno importato dal nord Africa. È chiaro che la sfida pugliese è una sfida che riguarda grandi impianti anche e l'idrogeno può essere il vero vettore energetico per far funzionare un grande impianto come quello dell'ex Ilva di Taranto o come Brindisi dopo che ci sarà la chiusura dell’impianto a carbone».

Sempre sul fronte delle rinnovabili, il Forum ha toccato anche il tema dei parchi eolici marini galleggianti. «I progetti che stiamo sviluppando insieme a BlueFloat Energy in Puglia, Calabria e Sardegna, hanno un potenziale occupazionale di oltre 20.000 posti di lavoro diretti e indiretti. Inoltre, produrranno a regime 18 miliardi di kilowattora all’anno, pari a un terzo dell’import dell’energia elettrica che l’Italia importa ogni anno dall’estero», ha spiegato Toni Volpe, Ceo di Nadara, il più grande produttore indipendente di energia eolica su terraferma in Europa, intervenendo alla tavola rotonda che ha aperto l’edizione estiva 2024 del Forum in Masseria.

Volpe ha ricordato che Nadara e BlueFloat Energy sono state tra le prime società a scommettere sull’eolico offshore galleggiante, sottolineando come per l’Italia questa tecnologia rappresenti un’opportunità strategica non solo per il raggiungimento degli obiettivi climatici ma anche, e primariamente, con l’obiettivo di ridurre la cronica dipendenza energetica dell’Italia dall’estero.

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