Verso le Europee

«Pronti ad aggregare il dissenso», Alemanno porta a Bari il manifesto del «Forum per l’indipendenza nazionale»

Michele De Feudis

«Ci sono troppe assonanze tra Meloni e Schlein, ci troviamo meglio con la sinistra di Rizzo. E siamo dalla parte della Chiesa e della vita» 

Gianni Alemanno, già ministro dell’Agricoltura e parlamentare, oggi sarà a Bari (alle 17 all'Hotel Excelsior con il promotore Paolo Scagliarini) per presentare il manifesto del «Forum per l’indipendenza nazionale».

Cos’è? Un nuovo partito?

«La parola “partito” non ci piace. Siamo un movimento, che però non rinuncerà ad affrontare la prova elettorale. Vedremo quando: non possiamo non darci questo obiettivo, in vista delle Europee o delle prossime politiche. C’è una grande crisi di rappresentanza politica a cui vogliamo porre rimedio».

Vi definite una «forza populista». Ma i conservatori vincono in Polonia e Spagna...

«Per noi arretra in questo frangente il conservatorismo. Sta fallendo il tentativo di incanalare la spinta populista e sovranista nell’alveo conservatore. Il conservatorismo non ha risposte sociali adeguate: alla fine sceglie il modello liberista, che non è in grado di essere efficace in questa fase della globalizzazione. I conservatori offrono una risposta al politicamente corretta, ma non elaborano una proposta di cambiamento, come chiedono gli elettori italiani»

E quali sono i vostri modelli europei?

«In Germania Sahra Wagenknecht, moglie di Oskar Lafontaine, sta creando un movimento moderato ma con contenuti al di là della destra e della sinistra, senza la rozzezza dell’Adf. Alcuni sondaggi la danno già in condizione di entrare nel prossimo parlamento tedesco».

L’obiettivo che vi ponete è «aggregare il dissenso». Chi sono i vostri compagni di strada?

«Il nostro mondo viene dalla destra sociale, deluso dalla svolta conservatrice e atlantista della Meloni. Il percorso si incrocia anche con chi viene da Sinistra: Marco Rizzo dice molte cose che collimano con le nostre. Guardiamo al mondo cattolico che difende la vita, come nel caso della piccola Indi, mentre nelle scuole, anche a Bari, si moltiplicano le “carriere alias” figlie dell’ideologia gender. Dialoghiamo con le categorie che entrano in un disagio forte dal punto di vista economico e non capiscono perché si bruciano miliardi sull’altare delle guerre americane, come nel caso ucraino».

Perché seguite il dossier sulla Commissione Gestione covid?

«Sono vaccinato ma abbiamo l’impressione che dietro la campagna vaccinale si sia consumata una truffa ai danni del popolo, con un vaccino non sperimentato e con effetti avversi che pare crescano nel tempo. E c’è il tema del lockdown che ha inferto all’economia un colpo durissimo. Vogliamo verità e giustizia per chi ha pagato il prezzo più salato, perché non si ripetano gestioni illiberali a favore delle multinazionali in queste emergenze».

Che ne pensa del salario minimo?

«Siamo a favore all’interno di una contrattazione nazionale. Il tema del lavoro povero è molto serio. Distinguiamo tra economia libera ed economia capitalista: la prima difende il lavoro, la seconda le multinazionali che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale come nel caso della vendita a un fondo americano della rete Tim. È strano che si faccia una operazione di questo genere con a Palazzo Chigi un governo sovranista. Tim ora corre il rischio di diventare la nuova Alitalia».

La vostra posizione sull’Ue?

«Adesso i meloniani si sono resi conto che non possono non votare a favore della nuova governance europea: i dissensi erano sul Mes, sul patto di stabilità, sui nuovi trattati che tolgono il diritto di veto alle nazioni. Questa visione può distruggere quello che resta della sovranità nazionale. Eppure le promesse elettorali erano ben altre».

La sua forza politica è dunque distante dalla Meloni?

«L’obiettivo è essere un pungolo per il governo. Non vogliamo far cadere la premier, arriverebbe un esecutivo tecnico che sarebbe peggio. Vediamo troppe assonanze tra le posizioni di Giorgia e quelle della Schlein: sono a favore della guerra in Ucraina, come su Gaza, come sull’Ue. Ci sentiamo alternativi a questa assonanza. Speriamo in un risveglio delle vecchie idealità della destra o auspichiamo un chiarimento con l’elettorato che ha scelto un altro programma nelle urne».

Alle Europee sarà candidato?

«Non è il mio obiettivo personale. Uno spazio l’avrei trovato facilmente facendo lo “yes-man” in una forza di centrodestra. Se sarà utile alla causa, non mi tirerò indietro».

Privacy Policy Cookie Policy