Vento da Sud
I Nord e i Sud del mondo uniti dalla (in)tolleranza
Dal re del Marocco che era in Francia durante il terremoto ai rapporti controversi tra Paesi diversi
Il re del Marocco è involontariamente in Francia per diporto, proprio mentre nel suo paese è scoppiato il finimondo. Questo rapporto continuo tra Maghreb e mondo francese mi lascia perplesso, perché nel Marocco in Libia in Algeria si avverte un’antipatia incolmabile verso la Francia e tuttavia i magrebini insistono nel fare affari con i francesi e nel voler andare a vivere a Parigi. Direi anzi che convivono odio e amore. Repulsione e attrazione.
Lo ritrovavo persino negli albanesi, che guardavano alla Francia come a un Paradiso terrestre. Un sentimento che non ha impedito a scrittori mediterranei come Ismail Kadarè, Predrag Matvejevich, Malika Mokeddem, Hedi Bouraui o Tahar Ben Jelloun di aspirare a vivere a Parigi. Né si può sottacere che in quel paese si viva da separati in casa. Al punto che oggi, a terremoto in atto, si arriva a sostenere da parte di giornalisti magrebini che la Francia avrebbe diramato la notizia falsa che il Marocco chiede l’aiuto di soli quattro Paesi. Per incrementare le antipatie all’interno della stessa società francese o in Europa.
In noi italiani è comunque difficile che alligni l’antipatia verso l’altro. Mi piace vivere in questa illusione. Ma talvolta mi chiedo se potrebbe scoppiare mai in Italia una guerra etnica come quella che ha subito la Francia al suo interno nelle ultime settimane. Si e no, perché dipenderà da noi. I maghrebini arrivati in Francia nella seconda metà del Novecento, quando le colonie si erano o erano state liberate si sono portati dietro una doppia condizione. L’ aspirazione ad entrare nella capitale delle antiche colonie e sentirsene parte e contemporaneamente l’incapacità di mettere da parte l’odio razziale covato durate lo sfruttamento coloniale. Un odio che sembra tramandarsi col sangue e che non muore in tre o quattro generazioni. È un sangue che non cambia colore se non offri possibilità di miglioramenti sociali e culturali.
Bastava anticamente ai popoli conquistati dirsi: civis romanus sum per tacitare le diffidenze di galli, daci e germani conquistati e inglobati nell’immenso territorio romano. E per quale motivo i curdi e i turchi rifugiatisi in Germania non hanno fatto registrare almeno finora ansie di rivolta? Mentre negli Stati Uniti basta niente per incendiare le strade di odi razziali? È come se il numero di anni trascorsi nella memoria dell’odio razziale sia proporzionale alla durata degli anni subiti tra soprusi e colonizzazioni.
È simile all’odio seminato dal Nord d’Italia dalla conquista del mondo meridionale alla diseguaglianza odierna, con l’ultima offesa dell’autonomia differenziata proposta da Calderoli e difesa dalla Lega. Qui per fortuna, nonostante la nascita dei gruppi neo Borbonici una guerra civile non c’è mai stata. Merito del mescolamento di etnie, dei matrimoni tra terroni e polentoni, dell’emigrazione, del servizio militare, della scuola e dei docenti che arrivano dal Sud. Merito dei mari Adriatico Egeo e Mediterraneo che richiamano i bagnanti di mezza Europa. Oggi c’è una tendenza del nord a frenare l’arrivo di giovani insegnanti nelle scuole del settentrione, quasi per un bisogno di difesa della razza. Proprio mentre i giovani del Sud vanno a popolare le università del Nord. Questa faccenda della razza è vergognosa e trasforma l’umanità come il mondo dei legumi, divisi tra ceci fagioli e lenticchie e all’interno di ogni specie in fagioli bianchi e neri, legumi di montagna e di pianura. Eppure la crapiata materana dice che la mescolanza è straordinaria. E che la Babele biblica è tutt’altro che un peccato.
Hedi Bouraoui, un amico scrittore originario della Tunisia, mi spiegava che c’era in lui una strana convivenza di odio e di amore per la Francia e che parlando l’arabo in quanto lingua materna, era necessario sganciarsi da questa che gli provocava un sentimento coloniale, di sottosviluppo ed era necessario scrivere in francese, per farsi intendere dal mondo che sapeva leggere e scrivere. Il mondo della scrittura letteraria. Bouraui scriveva dello scarto economico e culturale che gli impediva di sentirsi un uomo privo di complessi. Erano i complessi che si portano dietro gli emigranti, i loro figli e i loro nipoti. Lo stesso complesso che abbiamo avvertito noi meridionali per decenni.
Poi arrivano la scuola, l’università, i viaggi e il lavoro e tutto tende a livellarsi. Ma è necessario che si offrano a tutti le stesse opportunità di lavoro, di studi, gli stessi diritti. È necessario che si offra a chi arriva da noi il diritto e il piacere di sentirsi italiani, indurli ad amare il Colosseo e il Ponte di Rialto o il duomo di Milano e i templi di Segesta e di entrare nel mondo della produttività e della cultura, senza distanze e senza complessi. Evitare la nascita di ghetti e di mondi separati e infelici. Come è accaduto nelle baracche infelici di Stornara Stornarella Borgo Incoronata e Borgo Mezzanone. Oppure resteranno fratture che non riusciremo mai a colmare, analfabeti e alfabetizzati, italiani e immigrati. Condizioni che nel tempo potrebbero scatenare odi e guai.