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«L’Autonomia di Calderoli metterà a rischio il Sud»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

«L’Autonomia di Calderoli metterà a rischio il Sud»

Un dossier del Senato stronca la riforma: «Ma è soltanto una bozza». Il Pd pugliese: «Confermati i nostri timori»

Mercoledì 17 Maggio 2023, 12:14

BARI - Un dossier del servizio del Bilancio del Senato stronca il progetto di autonomia differenziata del ministro Calderoli. Le modalità con cui è stato diffuso il documento (un post su Linkedin) e la successiva nota del Senato (che ha parlato di «bozza provvisoria») hanno innescato polemiche e dietrologie. Ma il succo della questione è chiaro: dall’attuazione dell’autonomia così come ipotizzata deriverebbe - secondo i tecnici di Palazzo Madama - un aumento delle attuali disparità esistenti tra le regioni. E dunque l’effetto opposto di quello che Calderoli dice di voler ottenere.

Il dossier (una nota di lettura del provvedimento in corso di discussione) a metà pomeriggio è scomparso ed è poi stato ri-pubblicato identico sul sito del Senato, ma con una avvertenza («Bozza provvisoria non verificata») che ha innescato ulteriori polemiche: dall’opposizione hanno infatti chiesto «da chi» dovesse essere verificato una «nota dettagliata» che, ha raccontato Simona Malpezzi (Pd), «era stata già inviata per mail a tutti i senatori cinque giorni fa». Il documento contiene infatti (come è consueto per ogni progetto di legge) una serie di osservazioni tecniche sull’articolato, predisposte in vista della discussione prevista a partire da martedì prossimo in commissione Affari sociali (dove verranno sentiti tra gli altri anche i governatori di Puglia e Calabria, Michele Emiliano e Roberto Occhiuto). Ma è la sintesi contenuta nel post di Linkedin ad andare direttamente al punto, parlando di «criticità» e rispondendo a una domanda a questo punto retorica: «Sarà possibile» realizzare l’autonomia differenziata «senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli essenziali delle pretazioni che costituiscono il nucleo invalicabile di quei diritti civili e sociali previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione?».

La risposta sembra negativa. Se «un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato» venisse trasferito alle regioni con «le relative risorse umane, strumentali e finanziarie», «ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate». Mentre quelle regioni «con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio», come Puglia e Basilicata e tutte le altre del Sud, «potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive». Inoltre il trasferimento di funzioni aggiuntive agli enti territoriali (Comuni, Province e Città metropolitane) potrebbe «far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione».

Dall’analisi dell’articolo 8 del ddl viene fuori il problema centrale delle risorse. Anche se dalla legge istitutiva dell’autonomia «non discendono direttamente oneri a carico della finanza pubblica», scrivono i tecnici, gli «effetti onerosi potranno concretizzarsi al momento della determinazione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni» e «nella fase successiva alla determinazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, ndr), in sede di verifica su specifici profili o settori di attività oggetto dell’intesa con riferimento alla garanzia del raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché in sede di monitoraggio degli stessi». Detto in altri termini: se bisogna garantire un livello di prestazioni omogeneo su tutto il territorio nazionale, è impossibile farlo a invarianza di costi perché il Sud - nell’esempio della sanità - avrà ovviamente bisogno di finanziamenti aggiuntivi. In caso contrario (senza soldi in più) il divario è destinato ad allargarsi.

Quella dei tecnici del Senato appare insomma come una bocciatura senza appello che ieri, a colpi di retroscena, fonti del centrosinistra hanno addebitato a una ipotetica volontà del governo di frenare l’attuazione dell’autonomia. «Una bocciatura netta e inequivocabile, fondata su ragioni oggettive», secondo i deputati pugliesi Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi (Pd). «Conferma che le nostre preoccupazioni, le nostre critiche e le nostre contrarietà erano e sono fondate - ha aggiunto il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia -. Il ddl Calderoli serve solo alla Lega per avere quella visibilità che l'egemonia della Meloni sta oscurando. Ma è un ddl che spacca l’Italia e che contrasteremo in Parlamento con tutti gli strumenti possibili».

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