Sanità
Cancro, duemila euro pesano sulle tasche di ogni malato
Anche il Sud nell’indagine della Favo sui costi per esami, visite e terapie. le liste d’attesa costringono i pazienti a ricorrere al privato
Non solo preoccupazioni, ansie e paura di non riuscire a farcela. Il cancro, come se non bastasse, provoca anche un vero e proprio salasso per le tasche dei malati che, tra esami clinici e diagnostici, visite e terapie, sono costretti ad affrontare spese ingenti che ammontano mediamente a circa 2mila euro.
La seconda edizione dell’indagine «I costi sociali del cancro: valutazione di impatto sociale ed economico sui malati e sui caregiver», promossa dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato e realizzata insieme all’ Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, all’ Istituto nazionale tumori-Fondazione G. Pascale di Napoli e ai 39 punti informativi dell’A ssociazione italiana malati di cancro presso i maggiori centri italiani di oncologia medica, è stata presentata nei giorni scorsi presso la Camera dei Deputati.
«L’indagine evidenzia - spiega Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione Favo - come il Servizio sanitario nazionale non sia purtroppo in grado di assicurare tempestivamente, a tutti i cittadini che ne abbiano bisogno, l’accesso agli esami diagnostici, alle cure oncologiche e al supporto sociale. A causa delle lunghe liste di attesa (autentica spina nel fianco del sistema sanitario pugliese che sta creando non pochi disagi ai cittadini, dal Gargano al Salento, ndr) infatti, spesso le persone si trovano a dover ricorrere al pagamento di tali prestazioni di tasca propria, dando soprattutto precedenza a quelle legate alla diagnosi precoce e ad alcuni trattamenti, trascurando, a causa delle difficoltà economiche, quelle più legate alla qualità di vita. Emergono dunque criticità rilevanti che impongono la formulazione di proposte migliorative rispetto alla condizione dei malati di cancro, con particolare riguardo alle fasce più fragili».
L’indagine campionaria ha coinvolto quasi 1.300 pazienti (464 uomini e 825 donne, 58% provenienti dal Nord e dal Centro Italia, 42% dal Sud, Puglia compresa) in trattamento terapeutico che avevano ricevuto una diagnosi tra il 2011 e il 2018, con l’obiettivo di indagare la misura in cui i malati avessero attinto ai propri risparmi per portare avanti il percorso terapeutico più indicato per la propria malattia.
Dalle risposte fornite dai pazienti alle 38 domande poste per quantificare le spese (mediche e non) affrontate direttamente per colmare carenze e ritardi del servizio sanitario nazionale, è emerso che mediamente ogni paziente oncologico italiano spende ogni anno 1.841 euro per ricevere prestazioni sanitarie che dovrebbero essere a carico dei servizi sanitari regionali.
Gli esiti del rapporto ci ricordano anche l’urgenza di affrontare alcune criticità ancora presenti nel nostro sistema sanitario, come la carenza di personale medico, la necessità di rafforzare il sostegno alle famiglie dei pazienti oncologici, assicurare tempestivamente l’accesso agli esami diagnostici e alle cure oncologiche e ultimo ma non meno importante investire sulla medicina di territorio per garantire, laddove possibile, cure a domicilio.
«I pazienti più vulnerabili sono anche coloro che più spesso mettono mano al proprio portafoglio per curarsi - conferma De Lorenzo. È necessario rafforzare la medicina territoriale, anche in ambito oncologico. Le cure più avanzate è giusto che vengano svolte nei centri di riferimento. Ma una volta superata la fase acuta della malattia, il resto va fatto principalmente sul territorio. I pazienti con una malattia avanzata, anche quando non guariscono, hanno diritto a una vita dignitosa in linea con le opportunità terapeutiche attuali e alla migliore qualità della vita possibile»