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«Preso l’ultimo stragista, ma la mafia cambia pelle»

 
Marisa Ingrosso

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Marisa Ingrosso

«Preso l’ultimo stragista, ma la mafia cambia pelle»

Parla la barese Lia Sava, prima donna procuratore generale di Palermo

Mercoledì 25 Gennaio 2023, 10:43

Le stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992 spinsero la barese Lia Sava a lasciare il Civile e occuparsi di Penale. Tredici anni dopo è lei che fa processare e condannare all’ergastolo, in primo grado e in contumacia, Matteo Messina Denaro, perché ritenuto uno dei mandanti degli attentati mortali ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma ora, ora che il capomafia trapanese è in cella e lei è divenuta la prima donna procuratore generale di Palermo, ammonisce: lo Stato ha vinto, ma è solo una battaglia, la guerra alla mafia continua.

Dottoressa Sava, l’arresto di Messina Denaro è una pagina di Storia del nostro Paese, però non inizia e non finisce il 16 gennaio, giusto?

«Sì è molto coretto: non inizia e non finisce il 16 gennaio 2023. Per noi la sua cattura è stato un momento molto importante perché con lui si chiude il filo degli stragisti. L’ultimo degli stragisti della stagione ‘92-‘93, è stato assicurato allo Stato il 16 gennaio 2023 e risponderà degli innumerevoli fatti di sangue. Nel 2016, proprio mentre io ero a Caltanissetta come procuratore facente funzioni, insieme col collega Gabriele Paci, abbiamo fatto prima la misura cautelare, poi la richiesta di rinvio a giudizio per Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D'Amelio. Lui è stato condannato in primo grado, ma in contumacia. Ora il giudizio è in appello ed è parte processuale, lo Stato sa dov’è e già questo, anche solo sul piano simbolico, è importante. Chiaramente Matteo Messina Denaro è responsabile di tante cose efferate, penso all'omicidio del piccolo Di Matteo (nel tentativo di fermare il padre, ex-mafioso, il pentito Santino Di Matteo, pronto a collaborare con la giustizia, il 12enne Giuseppe Di Matteo fu rapito e tenuto sequestrato per 799 giorni prima d’essere strangolato e sciolto nell’acido, nel 1996, su ordine di Messina Denaro; ndr), cose per le quali è stato condannato e ora sconterà. Ma i colleghi della Procura distrettuale di Palermo non sono arrivati alla cattura d’emblée, è un lavoro iniziato tanto, tanto, tanto, tempo fa, con colleghi che si sono passati, diciamo, la staffetta nella ricerca di questo latitante. E non è semplice la cattura perché è un territorio purtroppo contraddistinto dall’omertà. In questi anni tante piste sono state seguite fino ad arrivare a questa, ma non nasce oggi il 16 gennaio, è frutto di sviluppi investigativi dove, per altro, non è che si è misurata una sola forza dell’ordine in quanto lavorava un gruppo interforze. Tanti hanno lavorato per questa cattura»...

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