I nodi dell'acciaio

Finanziamento all’ex Ilva, il governo domani decide

Redazione

Ma l’ipotesi di un prestito-ponte fino al 2024 non piace ai sindacati

ROMA - È una corsa contro il tempo quella del governo Meloni per tentare chiudere alcuni dei dossier economici più delicati, da cui dipende gran parte del futuro di settori strategici e di rilevanza fondamentale per la sicurezza nazionale, come la siderurgia, il trasporto aereo e le telecomunicazioni. Tra ex Ilva, Ita Airways e Tim si tratta di una sfida da cui dipende in gran parte la modernizzazione del Paese, con oltre 25 mila posti di lavoro in ballo. In tutti e tre i casi ci si attende una soluzione entro la fine del’anno.

L’appuntamento per tentare di trovare una via d’uscita è fissato, salvo sorprese, per mercoledì 28 dicembre a Palazzo Chigi, in consiglio dei ministri. Con i sindacati che, nel caso di una fumata nera, sono pronti a organizzare una protesta davanti alla sede del governo entro il prossimo 13 gennaio. La situazione è incandescente e la scorsa settimana, dopo la riunione del consiglio di fabbrica, a Taranto si sono verificati incidenti, dopo l’ennesimo nulla di fatto nel corso dell’assemblea dei soci.

In cdm potrebbe quindi approdare un provvedimento, probabilmente un decreto, che prevede un prestito ponte di 650-680 milioni di euro che consenta all’azienda di far fronte alla crisi di liquidità e di ridurre la sua pesante esposizione debitoria verso i principali fornitori. Mantenendo però la data di maggio 2024 per il passaggio in maggioranza dello Stato. Una soluzione, questa, fortemente avversata dai sindacati, per i quali è invece necessario allontanare definitivamente ArcelorMittal, la cui gestione viene definita «fallimentare». Per il ministro Urso «la situazione è grave», sia dal punto di vista finanziario che produttivo, con un’esposizione di centinaia di milioni verso Snam ed Eni e una produzione crollata da 10 milioni di tonnellate di acciaio nel 2005 ai 3 milioni di tonnellate nel 2021.

TIM - La scadenza fissata dal governo per la definizione delle migliori soluzioni di mercato è stata fissata al 31 dicembre. Nel quarto e ultimo degli incontri del tavolo aperto a Palazzo Chigi, in agenda per il 29 dicembre e a cui partecipano anche Vivendi e Cdp Equity, si dovrebbero dunque tirare le somme. L’obiettivo del sottosegretario alla presidenza Alessio Butti e dei ministri Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti è arrivare entro quella data a una soluzione per definire i contorni di una rete nazionale a controllo pubblico e non verticalmente integrata, nel cui perimetro far rientrare anche Sparkle, vista la sensibilità’ e la rilevanza per la sicurezza nazionale della dorsale delle tlc.

Le strade sembrano ancora tutte aperte, a partire dalla vendita della rete a uno o più soggetti sotto il controllo dello Stato, con la scissione di Tim: le infrastrutture da una parte (Cdp) e i servizi dall’altra (Vivendi). Sono circolati poi i nomi di Invitalia, ma anche di Poste e di Fs e sul fronte investitori istituzionali, oltre a Kkr, Macquarie (già azionista di Open Fiber) e Gip.

ITA - Le nozze con Lufthansa appaino sempre più vicine. Il governo ha fissato i criteri in un nuovo Dpcm ora all’esame della Corte dei Conti. L’esame potrebbe essere velocissimo, visto che non è necessaria una valutazione della ragioneria dello Stato non essendo richieste coperture. L’obiettivo è di arrivare alla chiusura dell’operazione entro l’anno. Il provvedimento stabilisce le modalità per il prezzo di Ita, alcune cautele di governance, il possibile rapido coinvolgimento dell’acquirente nella gestione e soprattutto il meccanismo di acquisizione con uno o più aumenti di capitale riservati che consentirebbero di lasciare risorse all’interno della compagnia per favorirne lo sviluppo.

In particolare, a differenza del precedente dpcm del governo Draghi, viene meno il vincolo per il Tesoro a cedere la maggioranza di Ita, permettendo quindi l’ingresso ad un socio con una quota di minoranza da far crescere poi progressivamente. Ai fini della vendita assume importanza rilevante il piano industriale del candidato acquirente. Il nuovo Dpcm indica anche che il prezzo per l’acquisto di Ita dovrà tener conto del valore del patrimonio netto della società.

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