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Dibattito sui rave, Bellomo: «Il decreto è messaggio di legalità». Laforgia: «Non va»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Dibattito sui rave, Bellomo: «Il decreto è messaggio di legalità». Laforgia: «Non va»

La parola al deputato della Lega e al presidente de La Giusta Causa

Giovedì 03 Novembre 2022, 13:30

Onorevole e avvocato Davide Bellomo, deputato della Lega perché tante polemiche sul decreto contro i rave party?

«Sono polemiche strumentali e inopportune. Bisognerebbe partire dalla lettura del testo della norma».

Leggiamolo allora.

«Il provvedimento riguarda nello specifico “l’invasione” - di più di cinquanta persone - “di edifici pubblici o privati per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. La norma è calzante per il raduno rave di Modena, dove l’edificio era anche pericolante».

I penalisti protestano per il reato introdotto via decreto legge…

«È una scelta politica legata a dare immediata risposta ad un problema di ordine pubblico che creava danni a cittadini, portando disagi al mondo produttivo e alla viabilità intasata da migliaia di camper e auto. Di sicuro l’esecutivo trasmette un chiaro segnale di legalità: a casa di altri non si possono fare i comodi propri».

A sinistra rilevano che l’ambito di applicazione della norma non è ben delimitato…

«Il segretario del Pd Enrico Letta, allora, non ha letto per bene la norma approvata in Consiglio dei ministri. Si parla di “invasione arbitraria”, mica di limitare il diritto di manifestazione che invece è garantire dalla costituzione».

Il parlamento potrebbe intervenire e “migliorare” la norma?

«Non migliorare, perché il decreto è fatto bene. La volontà politica può cambiare leggermente la norma. Sono favorevole, però, a renderla più dettagliata».

Tra le priorità e nell’ambito della stessa sicurezza caposaldo del programma di centrodestra, si doveva proprio iniziare dalla limitazione dei rave?

«Un cittadino che rispetta la legalità paga il biglietto in una discoteca, luogo inquadrato dalle leggi dello Stato. A Modena invece c’è stata una mobilitazione con occupazione e organizzazione di un mega evento senza rispettare nessuna norma. In più in quei frangenti c’è una diffusione smisurata di droga e alcol. Noi tuteliamo concretamente l’impegno per la legalità degli imprenditori del tempo libero e dei locali da ballo. A Modena valeva tutto? Le forze dell’ordine, poi, nel caso del capoluogo emiliano, hanno gestito molto bene l’evacuazione pacifica dei ragazzi».

Contrastare i rave è una “cosa di sinistra”. Nel 2001 le prime leggi anti-rave sono state firmate dei socialisti francesi con Jospin all’Eliseo…

«Le cose giuste non hanno colore politico».

Lei ascolta la musica tecno? È mai stato a un serata con questo genere musicale?

«È qualcosa di molto lontano dal mio stile per il tempo libero. Preferisco la bossa-nova, non sono mai stato un discotecaro, anche se da ragazzo andavo nei locali baresi».

La questione giovanile. Oltre le “proibizioni” che farà il centrodestra?

«Non è una proibizione, il decreto rappresenta uno strumento per educare i giovani alla legalità. La Lega ha una proposta giovanile per ogni settore: dall’implementare la gratuità nella fruizione dei musei e degli eventi culturali al dare valore al merito. Ecco, il merito lo inserirei anche per ricalibrare le tasse universitarie. Dobbiamo rimettere in movimento l’ascensore sociale, puntando proprio sul merito».

Avvocato Michele Laforgia, presidente de «La giusta causa», cosa non funziona nel decreto del governo contro i rave party?

«Non funziona nulla. Il decreto legge, oltretutto in materia penale, in mancanza di ragioni di urgenza, e il testo della nuova norma, che introduce una nuova ipotesi di reato di pericolo gravemente indeterminata e del tutto sproporzionata al fatto che vorrebbe reprimere. Peraltro, i raduni non autorizzati, con o senza musica, sono già vietati e puniti dalla legge penale sino a quattro anni di reclusione».

È introdotto un nuovo reato per decreto. I penalisti sono in allarme?

«Se il buongiorno si vede dal mattino, direi che c’è da preoccuparsi. In materia penale ciò che è inutile è dannoso, e in questo caso l’inutilità è palese. Ma davvero c’è qualcuno disposto a credere che nel nostro Paese l’emergenza sia costituita dai rave party?».

Le pene introdotte come elemento di dissuasione sono congrue?

«Sei anni di carcere per una discoteca all’aperto - o una manifestazione non autorizzata - è una assurdità talmente evidente da non meritare un commento. Ma non è meno paradossale l’evidente strabismo in cui siamo precipitati, in materia penale. Da un lato si invocano continuamente depenalizzazioni e il ricorso al carcere solo come extrema ratio, dall’altro si continua a introdurre nuovi reati e a inasprire le pene. Con i risultati noti a tutti».

Che spazio di applicazione ha la norma?

«Le norme si applicano per come sono scritte, indipendentemente dallo scopo pratico perseguito dal legislatore (nel caso di specie, dall’esecutivo). Non c’è alcun dubbio che la disposizione in esame, per com’è formulata, possa riguardare qualsiasi tipo di raduno non autorizzato ritenuto potenzialmente - e non effettivamente - pericoloso. Con tutti i problemi e i rischi che questo comporta per le manifestazioni spontanee dei disoccupati, degli studenti, dei lavoratori licenziati. Spero proprio che il Parlamento intervenga».

Il viceministro Sisto pone il tema della lotta alla diffusione delle droghe nei rave…

«Gli stupefacenti si vendono e si consumano dappertutto. Pensare di contrastarne la diffusione arrestando chi partecipa ai rave è, a dir poco, fuorviante. Mi sorprende che Sisto, competente in materia, possa sostenere una tesi così bizzarra».

In Francia norme anti-rave furono introdotte dal governo socialista nel 2001.

«Lì la legge vieta i raduni di oltre 250 persone senza l’autorizzazione dei prefetti. Prevede il sequestro degli impianti e multe, non la reclusione. Che io sappia, in nessun Paese europea si rischiano sei anni di galera per un party illegale».

La legalità è un valore (solo) di destra?

«Al contrario, è un valore fondamentale dello Stato di diritto, e quindi della sinistra. Ma occorre intendersi sul significato delle parole. Montesquieu, non un pericoloso sovversivo, insegna che la legalità e la sicurezza consistono nel tutelare i cittadini dagli abusi del potere statale. Per questo, le norme penali devono essere chiare, determinate e prevedere sanzioni ragionevoli, proporzionate all’illecito».

È mai stato a un rave?

«Ho altri gusti in materia musicale e non mi piace la folla, neppure al supermercato. Ma credo che chi si diverte in massa con la musica techno, magari dopo aver lavorato tutta settimana, abbia il diritto di farlo, rispettando le regole».

Si è indagato poco (e male) sulle aggregazioni giovanili, come quella dei raver, che hanno maggiore seguito delle organizzazioni giovanili politiche. I partiti se ne disinteressano?

«Questo lo deve chiedere ai partiti, non a me. La politica è da tempo assente ingiustificata, su questi temi».

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