il politico nel pallone

Turco: «La Juve è senza identità Giuseppe Conte decisivo come il nostro Platini»

Michele De Feudis

Parla Mario Turco (m5S)

Senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S, la Juve fa soffrire ma come il M5S nei sondaggi pre-elettorali, può risalire nei pronostici e disputare un torneo da protagonista?

«Quest’anno è un po’ difficile, ma come i 5S può costruire un futuro diverso soprattutto se crea un modello organizzativo basato sui vecchi principi e sui vecchi valori della Signora. Puntare sull’identità politica o calcistica è fondamentale per raggiungere traguardi ambiziosi e vivere le diverse competizioni».

Il ritorno di Allegri finora non ha portato i risultati sperati.

«Pensava di trovare una squadra di campioni, mentre doveva costruirla e non l’ha fatto».

La sua passione per i bianconeri?

«Nasce da ragazzino, con il mio papà. Come non innamorarsi di campioni come Cabrini, Zoff, Causio? Era la grande Juve di Trapattoni, un gruppo di funamboli che faceva impazzire tutti per il pallone».

Il suo rapporto con il calcio giocato?

«Ho una mia piccola carriera, anche nel semiprofessionismo, con la Gioventù Brindisi, nella Jonica ai Tamburi».

Che ruolo aveva in campo?

«Ero un discreto numero dieci, con piedi buoni. Quando mi sono iscritto alla facoltà di Economia a Bari, ho dovuto rallentare. Solo il primo anno giocai con i dilettanti, ma dopo ho lasciato preferendo lo studio. Continuo a giocare a calcio a otto a undici, con gli amici la domenica mattina».

È anche tifoso del Taranto, che pur vincente con la Juve Stabia, è atteso da una stagione piena di alti e bassi?

«Nonostante questa rifondazione, con la terza vittoria iniziamo a esser più tranquilli, il percorso è lungo e ci sono tanti rischi. La città ha necessità di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi anche in vista del traguardo dei Giochi del Mediterraneo nel 2026, anno nel quale il Taranto spero possa essere in serie B. Così potremmo rappresentare al meglio la città nella competizione internazionale».

C’è un bomber rossoblù a cui è legato?

«È indimenticabile per me la squadra di Nando Veneranda, che raggiunse una salvezza all’ultima gara in B con Totò De Vitis e Pietro Maiellaro. Ricordo lo spareggio vinto contro la Casertana ad Ascoli, come gli spareggi a Napoli contro Lazio e Campobasso. Ero al San Paolo sulle gradinate con i miei zii».

La cessione di Maiellaro al Bari, per due miliardi di lire del tempo, fu un trauma…

«Il Taranto del 1986-87 non andava smembrato, anzi con qualche innesto poteva volare, ma le esigenze finanziarie dell’ingegner Fasano furono prevalenti. Accettare che Maiellaro andasse a rinforzare i rivali storici del Bari fu un brutto colpo».

Prima di Maiellaro…

«C’è la memoria di un gigante rossoblù, Erasmo Iacovone. Ho un quadro con una sua maglietta che sta sempre con me: era anche a Palazzo Chigi, nel mio ufficio. quando ho svolto il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio».

Il presidente 5S Giuseppe Conte a che giocatore della Vecchia Signora può assomigliare?

«A Michel Platini: con la sua classe e il suo estro ha messo in sicurezza il M5S».

Il Movimento ha bisogno di “rinforzi” alla Bersani?

«Abbiamo bisogno soprattutto del grande consenso dei cittadini, il nostro vero numero dieci, per realizzare gli obiettivi che ci siamo dati».

Giochiamo una schedina sulla scelta del prossimo candidato governatore della Puglia: 1 se sarà scelto dal Pd, X dalla coalizione, 2 dai 5S. Non scelga la tripla.

«Il prossimo candidato presidente della Regione deve venire da un percorso. La tripla non la gioco, ma è prematuro giocare la scheda su una partita che si giocherà tra tre anni».

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