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Cooperazione e investimenti per il decollo della Zes jonica

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Cooperazione e investimenti per il  decollo della Zes jonica

Floriana Gallucci

Il Commissario Floriana Gallucci: «Dal 19 settembre al via lo sportello unico online. L’area è una finestra sullo sviluppo mediterraneo»

Domenica 11 Settembre 2022, 13:54

La data cerchiata di rosso è il 19 settembre, giorno in cui sarà aperto online lo Sportello unico della Zes jonica interregionale di Puglia e Basilicata che trova il suo fulcro nel porto di Taranto. È più che altro - per imprese e territori - l’aprirsi di un «mondo», di una nuova via alla competitività e allo sviluppo come spiega alla «Gazzetta» il Commissario straordinario Floriana Gallucci, illustrando le potenzialità mediterranee di un’area che attende da anni il proprio rilancio.

Commissario Gallucci, l’apertura dello sportello unico online cosa comporta concretamente?

«Si tratta di un progetto pilota, unico all’interno delle Zes. L’iniziativa nasce da una forte sinergia e condivisione dello sviluppo del piano strategico con il presidente dell’autorità Sergio Prete. Di fatto, lo sportello sarà l’unico referente per le pratiche che le imprese presenteranno in area Zes: ciò costituisce un importante passo avanti nel segno della semplificazione burocratica».

Esempio pratico. Un’azienda accede allo sportello: che succede?

«I soggetti interessati potranno presentare il proprio progetto al “Front office” dello Sportello Unico Digitale per le Zes che sarà reso disponibile anche in lingua inglese. Potranno inoltre seguire passo dopo passo lo stato delle proprie pratiche, verificare i tempi di istruttoria e le eventuali richieste di documentazione integrativa»

Quali sono i punti di forza e le peculiarità della Zes jonica?

«Parlerei di Zes del Mediterraneo con peculiarità connesse alle specifiche vocazioni territoriali. In altre parole, la Zes jonica è strategica nel Sud per l’affaccio sul mare quale cerniera tra l’Europa e il Mediterraneo allargato. La sua particolarità è che potrà diventare il baricentro di nuove strategie di crescita e cooperazione».

Cosa ci vuole perché una Zes funzioni?

«Qui possono nascere davvero nuove strategie ma per ottenere questo risultato occorre agire su tutti i fattori di contesto, dalle infrastrutture qualificate alla formazione d’eccellenza, unitamente ad un efficace sistema di incentivi economici e fiscali».

Insomma, sembra di capire che il punto sia «fare squadra».

«L’insediamento dei Commissari Zes deve rappresentare un momento di svolta nella capacità di cooperazione tra istituzioni e nella collaborazione sociale, economica e culturale. È l’occasione per lasciarsi alle spalle quei residui di passività sociale veri o a volte enfatizzati da una opinione superficiale. Vogliamo dimostrare che c’è un Mezzogiorno capace di lavorare e di attrarre investimenti. Ma, appunto, conterà molto il collegamento istituzioni nevralgiche per il successo della operazione, a partire dall’Autorità di Sistema e dai Consorzi ASI, per non dire degli Enti Locali e delle organizzazioni sociali dei lavoratori e degli imprenditori. Come si diceva, serve fare squadra. E questo è possibile in quattro mosse».

Andiamo con ordine: la prima?

«Un aggiornamento della mappa delle risorse disponibili - terreni, capannoni, uffici - nella forma di un Sistema Informativo Territoriale che contenga le caratteristiche ambientali e i vincoli urbanistici di ogni sito. Questa è la ovvia premessa di un Programma di Marketing Territoriale come quello auspicato dal Piano Strategico della ZES Ionica per comprendere dove potere insediare le diverse attività».

Andiamo avanti.

«Poi servirà la verifica di tutti i progetti in essere, sia quelli già prospettati da parte di attori privati alle istituzioni dell’Area che quelli attivati da Enti Pubblici con possibili ricadute di sviluppo imprenditoriale».

E per quanto riguarda le aziende già presenti?

«Il terzo passo: l’analisi delle potenzialità delle nuove iniziative delle aziende già insediate e dei loro partner o fornitori specializzati, sostenendo la progettazione e realizzazione di soluzioni integrate che possano accrescere gli investimenti nelle nostre aree».

Siamo al quarto punto. Cosa chiude l’elenco?

«La verifica della tendenza, affermatasi soprattutto dopo la pandemia al cosiddetto reshoring, ovvero alla chiusura di stabilimenti esteri da parte delle aziende italiane per potenziare le attività nel territorio nazionali, magari senza abbandonare gli elementi di integrazione nelle catene globali del valore. Peraltro una recente indagine della Confindustria stima che il Mezzogiorno possa essere il territorio più interessato ad intercettare questo fenomeno».

Ma nell’immediato su cosa bisogna insistere?

«Sarà utile dedicare risorse all’attrazione degli investimenti per farne materia di costante iniziativa in campo nazionale ed internazionale».

Poi c’è il nodo comunicazione, affinché tutte le imprese comprendano chiaramente quali opportunità offre la Zes.

«Prendo in prestito una definizione del mio collega commissario della Sicilia occidentale: noi siamo dei “piazzisti” e dobbiamo vendere le nostre zone attraendo investitori e investimenti dall’esterno, dobbiamo avere la capacità di spiegare quali sono le opportunità delle Zes che non sono solo fiscali ma di inserimento in un sistema nato per favorire l’insediamento delle imprese. Poca burocrazia e regole certe».

Vi aspettate qualcosa di specifico dal nuovo esecutivo che si formerà dopo il voto?

«La Zes è una scommessa vincente per i nostri territori; sono convinta che ci sarà grande attenzione per sostenere ogni utile azione per attrarre a Sud investimenti, generare reddito e occupazione».

Quali sono i tempi per valutare il successo di una Zes? O meglio, quando si potrà tracciare un primo bilancio?

«L’avvio delle Zes ha scontato un certo ritardo. Adesso abbiamo tutti gli strumenti per recuperarlo e così poter raccontare un modello nuovo di sviluppo non solo delle zone comprese nella Zes jonica ma di tutto il Mezzogiorno. Il modello Zes è uno strumento che ha funzionato in tutto il mondo».

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