Toto-candidature

Trattative e deroghe, così i pugliesi provano la corsa

Michele De Feudis

Stea con Mastella: in Puglia voliamo al 5%

«Il centro moderato e riformista ancora una volta sarà ago della bilancia alle prossime elezioni politiche, nessuno si illuda, senza il centro non si va da nessuna parte». Gianni Stea, Assessore al Personale della Regione Puglia e Vice Segretario nazionale di «Noi di Centro», è corso a Napoli a lanciare insieme a Clemente Mastella il nuovo simbolo in cui torna il Campanile.

«I sondaggi lo confermano: Letta deve far cadere tutti i veti e i pregiudizi politici seguendo il metodo inclusivo che ha portato ai successi di Michele Emiliano in Puglia, anche contro ogni previsione anzi capovolgendo le previsioni. Solo se unito - spiega Stea - il centrosinistra può vincere questa tornata elettorale. In Puglia e Molise Noi di Centro ha un potenziale di voto del 5% e in Basilicata 4%. La media spalmata sulle 4 regioni è del 7%. E molti collegi uninominali sarebbero condizionati dalla candidatura di un nostro rappresentante. Il rapporto tra centrodestra e centrosinistra è quasi alla pari in Puglia, abbiamo 41 contro 40, e in Basilicata è in leggero vantaggio il centrosinistra, 42 contro 38». «Sono regioni in cui le scelte delle coalizioni implicano le elezione dei candidati al Senato», aggiunge Stea, che annuncia l'avvio anche in Puglia, da domani della raccolta delle firme in tutti i collegi per la presentazione delle liste.

Al centro, però, si registrano anche i movimenti di Massimo Cassano di Puglia popolare. Attorno alla calamita di «Azione» lanciata da Calenda, che ha già attirato ex forzisti. L’ex sottosegretario è a Roma e ha spiegato di aver «fatto una scelta centrista». Essendoci però più sigle centriste, il politico barese non si sbilancia (ancora). «Voglio riflettere qualche altro giorno. Non vorrei un populista al centro, ma qualcuno che si ispirasse alla concretezza. Entro questa settimana deciderò. Ci sono dialoghi aperti. Non c’è solo Calenda, c’è anche Tabacci. Sono interessato a presentare un gruppo di candidature, oltre alla mia».

Nel centrodestra, invece, Fratelli d’Italia resta il partito più ambito per una candidatura nei listini, avendo con almeno il 25% dei voti secondo i sondaggi più prudenti, la possibilità di fare en plein nel proporzionale. Tra le opzioni per il centrodestra ci sono anche quelle di Domenico Damascelli (reduce da un risultato molto rilevante nelle comunali di Bitonto, dove ha sfiorato la vittoria) e di Pippi Mellone (sindaco di Nardò), nel collegio camerale 9. Quest’ultimo ha una antica militanza a destra (è cresciuto con i meloniani della Generazione Atreju ma ha rapporti consolidati con la Lega e il senatore Roberto Marti).

A sinistra, nel Pd, spuntano deroghe per le candidature dei parlamentari con più di tre mandati (ma l’orlandiano Michele Bordo dovrà chiederla a Letta), nonché di consiglieri regionali in carica (può però scendere in campo senza via libera ulteriori solo chi è nell’ultimo anno della legislatura). Sindaci dem candidati? Quelli dei comuni oltre 20mila abitanti avrebbero dimettersi entro domani: l’ipotesi resta in piedi ma per Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari, comporterebbe un vero terremoto amministrativo. Tra i nomi papabili c’è anche Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli e presidente della Provincia, tra i più amati nella sinistra salentina, nonché emilianista di ferro. Più facile che negli uninominali il Pd possa schierare sindaci di comuni sotto i 20mila, che non devono dimettersi dalla carica municipale. Agli uninominali, potrebbe correre in un collegio salentino anche il capo di gabinetto del governatore Claudio Stefanazzi.

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