Il caso
«Capristo corrotto da Laghi per favorire l’Ilva»: Taranto, l’ex procuratore verso il processo-ter
L’ex procuratore di Trani e Taranto avrebbe «venduto la propria funzione giudiziaria» all’avvocato siciliano Piero Amara, all’ex commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi, e al suo consulente Nicola Nicoletti
BARI - L’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Capristo, avrebbe «venduto la propria funzione giudiziaria» all’avvocato siciliano Piero Amara, all’ex commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi, e al suo consulente Nicola Nicoletti in cambio «del costante interessamento» per la sua carriera e «per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale» Giacomo Ragno, l’avvocato che dall’Ilva ottenne lucrosi incarichi di difesa. Ed è per questo che la Procura di Potenza ha chiesto di mandare Capristo a processo per la prima volta insieme ad altre cinque persone, tra cui anche l’ex pm tranese Antonio Savasta. Ma senza Amara che, nel frattempo, ha chiesto e ottenuto di patteggiare tre mesi in continuazione con le sue altre condanne. E senza nemmeno Nicoletti che fin da subito ha scelto di collaborare (si era detto disponibile anche a un confronto con Laghi): anche lui ha patteggiato 16 mesi (pena sospesa) ed è uscito da questa storia.
L’inchiesta è quella che a giugno dello scorso anno portò all’arresto in carcere di Amara e di Filippo Paradiso, il poliziotto-amico del magistrato, mentre Nicoletti e Ragno finirono ai domiciliari e per Capristo (nel frattempo andato in pensione) venne disposto l’obbligo di dimora. Laghi finì invece ai domiciliari a settembre (fu liberato un mese dopo dal Riesame), dopo gli interrogatori fiume di Amara. Capristo, Paradiso, Laghi, Savasta, Ragno e l’altro avvocato Pasquale Misciagna dovranno comparire il 30 giugno davanti al gip Annachiara Di Paolo: rispondono, ciascuno secondo le rispettive responsabilità, di concorso in corruzione in atti giudiziari tra il 2015 e il 23 luglio 2019. Tra le contestazioni a Capristo e Paradiso c’è pure il falso e la calunnia per il falso esposto sul complotto contro Eni presentato alla Procura di Trani con la regia di Amara. L’ex procuratore, con Ragno e Laghi, risponde anche di concussione: avrebbero costretto alcuni dirigenti dell’Ilva a nominare Ragno come proprio difensore.
Il contesto resta quello tratteggiato dal procuratore Francesco Curcio e dai pm Piccininni e Borriello nelle oltre 20mila pagine di atti depositati lo scorso anno. Ovvero un presunto accordo corruttivo orchestrato da Capristo che, mentre era procuratore di Trani, avrebbe sfruttato i rapporti di Amara e Paradiso per ottenere raccomandazioni al Csm «in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti». In cambio Capristo avrebbe curato gli interessi di Amara: dal falso esposto presentato a Trani, che serviva ad accreditare l’avvocato siciliano con i vertici Eni, agli incarichi ottenuti dai vertici dell’Ilva che a loro volta avrebbero potuto contare sulla disponibilità del procuratore di Taranto rispetto alle inchieste sullo stabilimento siderurgico.
Nell’inchiesta risultano parti offese, tra gli altri, l’ex ministro Paola Severino e l’ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, di cui si parla nell’esposto sul complotto, ma anche l’imprenditore salentino Roberto De Santis, tirato in ballo da Amara in una strana storia di compravendite con l’Eni. Capristo è già a processo per l’inchiesta che il 19 maggio 2020 lo portò ai domiciliari con l’accusa di tentata induzione indebita nei confronti di una pm di Trani. Ieri, invece, davanti al gip di Potenza, Rossella Magarelli, si è svolta l’udienza preliminare a carico di Capristo, Nardi e Savasta per la «giustizia truccata» di Trani: è stata aggiornata al 14 luglio.